I saggi dell’università di Al Azhar hanno denunciato il tentativo di egemonia culturale dei Fratelli musulmani. Che avrebbe effetti devastanti per l’islam moderato. Il commento di SOUAD SBAI
In arabo si dice saitara. In italiano si legge “egemonia”. Ed è quello che l’università di Al Azhar, tramite il suo collegio dei saggi ha voluto significare quando si è posta come paletto contro l’invasione reislamizzante dei Fratelli musulmani in Nord Africa e in Medioriente. Voglio ricordare ai più che Al Azhar è la massima autorità mondiale dell’islam sunnita e che tutte le fatwe, intese nel senso autentico come “sentenze su controversie”, escono da quei luoghi; con buona pace degli imam e degli sceicchi fai da te che ogni giorno sfornano, qui e altrove, orrende condanne contro donne e moderati spacciandole per fatwe.
La scintilla scocca nel momento in cui la Fratellanza ha militarmente cooptato quaranta membri dell’organizzazione nell’Alto Consiglio per gli Affari Religiosi dell’Università: una maggioranza bulgara, che di fatto incarna la vendetta per l’opposizione di Al Azhar all’incarico di Abderrahman Albir come Gran Muftì della Repubblica. Amina Nassir, ex-membro dell’Alto Consiglio per gli Affari Religiosi e docente di Filosofia e Studi Religiosi di Al Azhar: “La verità è che c’è un’intenzione da parte del Presidente e del suo gruppo di egemonizzare tutte le istituzioni dello Stato, – dice al sito Elaph – e adesso tocca anche alla massima istituzione religiosa; hanno cominciato con un ministro salafita ai Culti, che a sua volta ha riempito tutto il ministero con decine di incarichi a uomini vicini alla Fratellanza e ai Salafiti. Sino alla catastrofe di voler inquinare la più grande istituzione religiosa e teologica”. “Se invadono l’università di Al Azhar – dice – riusciranno a plasmare alla Fratellanza tutte le correnti religiose dell’Islam mondiale”.
La reislamizzazione e l’egemonia sul mondo arabo, Al Azhar lo dice chiaro e tondo, è l’obiettivo della Fratellanza che ha preso il potere laddove la Primavera araba ha scardinato i vecchi sistemi di potere guidati dai dittatori. In questo caso occorre rammentare, ancora una volta, come l’islam politico sia in sostanza fallito alla prova dei fatti e che di questo Al Azhar si sia perfettamente reso conto, visto che denuncia l’estremo tentativo dei Fratelli musulmani di egemonizzare e ingabbiare la massima autorità sunnita per farne una mazza contro chi minaccia o mette in discussione la loro autorità.
Il meccanismo è fine ma estremamente chiaro: usare la massima autorità religiosa, confutare le tesi della quale non è possibile, per renderla strumento di consenso per una parte politica. E spauracchio contro il dissenso. Il rischio che i saggi di Al Azhar denunciano è quello della radicalizzazione di un soggetto culturale e religioso che finora è stato modello e stella polare per i moderati.
Tanto che da lì esce Mustafa Mohammed Rashed, studioso e teologo che nei suoi scritti spiega alla perfezione come il velo non sia obbligo derivante dalla religione islamica e dal Corano bensì da interpretazioni radicaliste del testo. Oggi che l’allarme arriva dalla massima autorità religiosa dell’islam sunnita nel mondo, forse anche chi vedeva ancora i Fratelli musulmani come il pane salvifico del mondo arabo, si ricrederà.
O forse no, vista l’incapacità di tanti media e di tanti commentatori eruditi all’arabismo da quattro soldi di prendere coscienza che la Fratellanza musulmana è la peggior nemica di una straordinaria dimensione che è la cultura arabo-islamica, che Al Azhar cerca con tutte le forze di preservare da un attacco senza precedenti.