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Home » Esteri » Africa » EGITTO/ Farouq: i Fratelli musulmani hanno costruito il loro Stato parallelo

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EGITTO/ Farouq: i Fratelli musulmani hanno costruito il loro Stato parallelo

I Fratelli musulmani hanno creato uno Stato parallelo che fin dai tempi di Mubarak eroga sanità e istruzione gratuita ai più poveri in cambio del loro consenso elettorale. WAEL FAROUQ

Int. Wael Farouq
Pubblicato 14 Agosto 2013
islamico_r439

Infophoto

“I Fratelli musulmani hanno creato uno Stato parallelo che fin dai tempi di Mubarak eroga sanità e istruzione gratuita ai più poveri in cambio del loro consenso elettorale”. Per Wael Farouq, commentatore dei fatti di politica egiziana molto noto in Italia, la vittoria di Mohammed Morsi alle elezioni presidenziali di un anno fa va letta in quest’ottica. “La middle class egiziana, pur non identificandosi con l’ideologia degli islamisti, prima della rivoluzione versava 5-6 miliardi di lire egiziane l’anno a onlus in larga parte in mano ai Fratelli musulmani, per il senso di colpa che nasceva dal vedere dei bambini poveri rovistare nei bidoni della spazzatura in cerca di cibo”. Oggi però la situazione è cambiata e i giovani della classe media non sono disposti a delegare a nessuno la loro responsabilità di impegnarsi per migliorare la vita nel Paese. E’ in quest’ottica che, secondo Farouq, va letto quanto sta avvenendo in Egitto, dove i Fratelli musulmani hanno annunciato nuove imponenti manifestazioni per sfidare il capo del governo, Hazem el-Beblawi, che aveva ordinato loro di interrompere i sit-in a oltranza. Il presidente Mohammed Morsi è stato eletto tramite un regolare scrutinio, è il ragionamento di quanti protestano, in larga parte persone dei ceti più poveri e ignoranti.


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Alle ultime elezioni il 51% degli egiziani ha votato per Morsi. Il voto di una persona povera e analfabeta va considerato di meno di quello di un professore universitario?

Anche solo pensare di negare il diritto di voto a quanti sono poveri e ignoranti è fortemente discriminatorio e inaccettabile. Nello stesso tempo però, in quanto persona che ha avuto un’educazione, mi sento responsabile di salvare chi è più indifeso dagli abusi dei Fratelli musulmani che cercano di avvantaggiarsi della povertà e dell’ignoranza altrui.


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In che modo lo fanno?

Per anni la middle class egiziana, vera artefice della rivoluzione, ha versato non soltanto il 50% delle tasse, ma anche delle donazioni alle associazioni di beneficenza gestite in larga parte dai Fratelli musulmani. Ogni anno gli egiziani pagano tra dieci e 12 miliardi di lire egiziane in beneficenza a onlus molto vicine all’islam politico. L’ex presidente Hosni Mubarak, anziché costruire un welfare per le persone più indigenti, ha lasciato che fossero queste associazioni a occuparsene. Di fatto in questo modo le organizzazioni caritative hanno creato uno Stato parallelo che gestiva la sanità e l’istruzione.


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Perché la middle class ha accettato di finanziare i Fratelli musulmani?

Finanziare queste realtà in passato è stata una scelta di molte persone che nulla avevano a che fare con i Fratelli musulmani, ma che nasceva dal senso di colpa per il fatto di vedere dei bambini poveri che cercavano del cibo nella spazzatura dei quartieri ricchi. In altre parole era un modo di fuggire della responsabilità di fare qualcosa.

 

Che cosa è cambiato dopo la rivoluzione del 2011?

Dopo la rivoluzione queste stesse persone hanno iniziato a impegnarsi nei nuovi partiti sorti in Egitto per cambiare la situazione in cui vivono le classi più indigenti. Sono stati i sacrifici e il coraggio dei giovani della classe media a permettere che le cose iniziassero a cambiare. Mi sento quindi di difendere il governo di Hashem El-Beblawi perché a volerlo sono stati gli stessi giovani che hanno rischiato la vita in piazza Tahrir. Trenta milioni di persone scese in piazza a manifestare hanno scelto Adly Mansour come nuovo presidente e Mohamed El-Baradei come vicepresidente.

 

Fatto sta che l’esercito ha giocato un ruolo cruciale nella cacciata di Morsi …

Non mi illudo che l’esercito egiziano sia una legione angelica, né che il generale Abdel Fattah el-Sisi sia il nuovo profeta della libertà. Giudicheremo el-Sisi sulla base delle sue azioni, e se dovesse anche solo tentare di impossessarsi della rivoluzione per introdurre una nuova dittatura, chi ha fatto cadere Morsi si sbarazzerà anche dei generali.

 

Voltaire ha scritto: “Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo”. Rivolgerebbe questa frase a un Fratello musulmano?

La mia stessa storia personale lo conferma. Nel 2010 sono stato interrogato dai servizi segreti perché avevo invitato uno dei leader dei Fratelli musulmani al Meeting Cairo. L’interrogatorio è durato una notte intera e per tutto quel tempo mi sono chiesto se sarei mai stato liberato. Non è successo solo a me. Molti di quanti lo scorso 30 giugno sono scesi in piazza contro Morsi, hanno combattuto il regime di Mubarak per difendere i diritti degli stessi Fratelli musulmani.

 

Perché ne è così certo?

Lo stesso Mohamed El-Baradei è stato il primo ad annunciare nel 2009 che i Fratelli musulmani avevano diritto a una partecipazione politica a tutti gli effetti. Essam El-Erian, famoso leader dei Fratelli musulmani che oggi attacca il governo, all’epoca definì El-Baradei “una candela nella notte”.

 

E quindi?

La coerenza di liberali come il Premio Nobel El-Baradei è sotto gli occhi di tutti, a differenza del comportamento dei Fratelli musulmani. Eppure il senatore McCain e molti politici occidentali di spicco sembrano essere convinti del contrario. McCain, lo ricordo per chi se ne fosse dimenticato, è la stessa persona che ha sostenuto la guerra in Afghanistan e in Iraq e che durante le presidenziali Usa dichiarò che i Fratelli musulmani erano un’organizzazione terroristica collegata ad Al Qaeda e ai jihadisti. Eppure ora McCain continua a parlare della rivolta contro Morsi come di un colpo di Stato.

 

(2-fine)

 

(Pietro Vernizzi)


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