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Home » Esteri » Africa » LIBIA & SBARCHI/ Magdud: il governo (illegittimo) di Tripoli sta ricattando l’Italia

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LIBIA & SBARCHI/ Magdud: il governo (illegittimo) di Tripoli sta ricattando l’Italia

Per IBRAHIM MAGDUD, la responsabilità della catastrofe umanitaria cui stiamo assistendo è dell’intervento che ha abbattuto Gheddafi e ha smembrato la struttura statale in Libia

Int. Ibrahim Magdud
Pubblicato 27 Aprile 2015
Libia_Bandiera_FollaR439

Foto Infophoto

“Il governo di Tripoli rappresenta la Libia né più né meno di quanto la mafia rappresenti l’Italia. Le sue proteste per il piano di azioni mirate contro i trafficanti è privo di qualsiasi valore istituzionale”. Lo afferma Ibrahim Magdud, professore di Lingua e letteratura araba all’Università libica d’Italia. Il ministro per gli Affari esteri del governo di Tripoli, Muhammed El-Ghirani, la settimana scorsa ha dichiarato che “il governo di Tripoli non accetterebbe mai che l’Europa bombardi presunte basi di trafficanti di esseri umani. Tripoli si opporrà. Come saprete se verrà colpito un innocente o uno scafista?”. Per Magdud, “la responsabilità della catastrofe umanitaria cui stiamo assistendo è dell’intervento che ha abbattuto Gheddafi, ha smembrato la struttura statale, l’esercito e la polizia nel Paese, e non si è preoccupato di mettere al suo posto delle nuove istituzioni. L’Occidente è come un bambino che ha rotto il giocattolo e ora non sa come aggiustarlo”.


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Che cosa sta avvenendo in Libia?

Dopo la caduta di Gheddafi in Libia sono nate due forze politiche contrastanti: una liberal-democratica e una islamica. Si è quindi sviluppata questa situazione fino ad arrivare a dividere il Paese in due parti, una a Est e una a Ovest. Da un lato c’è il governo di Tobruk che è riconosciuto dalla comunità internazionale, dall’altra quello di Tripoli, ed è in corso una lotta armata tra l’esercito regolare e le milizie.


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Perché il numero di immigrati sta aumentando?

Dopo il crollo del regime di Gheddafi e la distruzione delle forze di polizia e di controllo, la frontiera sud della Libia è rimasta aperta. Gli stessi porti sono senza controlli, se si escludono quelli a opera di miliziani e di bande di criminali che cercano di lucrare sui migranti. Diverso il discorso dei flussi da Etiopia e Somalia che prosegue da 15 anni senza soluzione di continuità.

Di chi è la responsabilità di quanto sta avvenendo in Libia?

La responsabilità è dell’intervento che ha abbattuto Gheddafi. In Libia come in Iraq, ci si è comportati come il bambino che rompe il giocattolo e che non sa più rimetterlo a posto. Si è fatto crollare il regime di Gheddafi e non lo si è rimpiazzato con nulla. Si sono distrutte le istituzioni del regime, si sono dissolti l’esercito e la polizia, si è delegittimata la struttura statale, e la conseguenza è una situazione come quella che è sotto gli occhi di tutti. Il paradosso è che oggi il governo legittimo di Tobruk è ancora soggetto all’embargo di armi deciso ai tempi di Gheddafi, e si trova quindi in enormi difficoltà nel combattere le milizie che invece possono comprare le armi come e quando vogliono.


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El-Ghirani, ministro degli Esteri di Tripoli, ha detto che non accetterà mai che l’Europa colpisca i trafficanti. Come va letta questa presa di posizione?

Quello di Tripoli è un governo parallelo privo di qualsiasi legalità e riconoscimento internazionale. La dichiarazione di El-Ghirani non ha nessun valore dal punto di vista istituzionale e giuridico e non impegna la Libia in quanto tale. La sovranità nazionale può essere espressa solo dal governo di Tobruk. Dire che la Libia rifiuta le operazioni contro i trafficanti è scorretto. La Libia non può essere identificata con l’esecutivo di Tripoli, proprio come l’Italia non può essere fatta coincidere con la mafia.

 

Dietro questo discorso c’è anche il fatto che il governo di Tripoli copre i trafficanti?

Questo è possibile. L’obiettivo di Tripoli è costringere l’Italia a una qualche forma di riconoscimento. La stessa ritorsione è stata messa in atto contro la Tunisia, con l’effetto di aprire un corridoio diplomatico. Del resto ricordo che l’ambasciatore d’Italia a Tripoli, quando la sede era ancora aperta, si incontrò con esponenti del governo illegittimo.

 

Tripoli favorisce gli sbarchi perché vuole una contropartita politica?

Sì, ma in questo modo diventa tutto un discorso contraddittorio. Da un lato l’Italia trasferisce l’ambasciata da Tripoli a Tunisi e riconosce il governo di Tobruk. Se adesso iniziasse un dialogo anche con il governo illegittimo non sarebbe certo un comportamento lineare, anche se poi sappiamo che tutto è possibile.

 

Renzi ha detto che i barconi dei trafficanti vanno distrutti. E’ una buona idea?

Quella proposta da Renzi è una soluzione un po’ infantile, lo capisce anche un ragazzino che distruggere i barconi non serve a nulla. I trafficanti risponderebbero mettendo gli immigrati a dormire dentro ai barconi ormeggiati nei porti, e poi accuserebbero il governo italiano di averli uccisi. Avrebbe molto più senso porre un embargo per impedire che le società europee forniscano questi gommoni ai trafficanti.

 

Come sarebbe accolto in Libia un intervento militare di terra da parte dei Paesi europei?

Bisogna concordare tutto con il governo di Tobruk. Se quest’ultimo lo permette, si troverà il sistema per realizzare delle azioni concordate come quelle realizzate di comune intesa con l’Egitto. Quando l’aviazione del Cairo ha bombardato le basi Isis in Libia, quella è stata un’azione completamente legittima perché aveva l’autorizzazione di Tobruk. Lo stesso vale per qualsiasi possibile azione militare dei Paesi europei.

 

(Pietro Vernizzi)


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