Dunque, per il Papa non si può parlare di islam terrorista, perché l’islam è una religione che tende unicamente alla pace. La stessa pace, probabilmente, che ha portato un gruppo di talebani ad attaccare domenica con un camion bomba il Northgate Hotel di Kabul, un compound con sorveglianza armata dove risiedono civili e militari stranieri, situato alla periferia della capitale afghana sulla strada per l’aeroporto. I talebani hanno rivendicato l’attacco, affermando che si tratta «di un posto di lusso per stranieri e l’albergo si trovava lontano dalle case dei civili» , sostenendo infine di aver fatto decine di vittime, notizia che però, fortunatamente, è stata smentita dalle fonti della sicurezza afghana. Perché lo fanno i talebani: perché sono interisti e vogliono combattere milanisti e juventini? Perché amano Ligabue e combattono Vasco Rossi? Oppure lo fanno in nome di un’interpretazione estremistica dell’islam?
Sempre il Papa, parlando al rientro dalla Polonia, ha detto che il problema del terrorismo è legato a piccoli gruppi radicalizzati, ragazzi a cui abbiamo negato ogni ideale e che quindi si perdono nella droga, nell’alcool o nell’estremismo. Sarà, ma il commando che ha compiuto l’attacco contro gli italiani in Bangladesh era composto da giovani istruiti, ricchi e di ottima famiglia: come lo spieghiamo questo ricorso al determinismo biologico che non quadra? E in nome di chi hanno abbattuto l’elicottero russo in Siria, ieri, i ribelli sunniti fiancheggiati e armati da Usa e Arabia Saudita? Sono tutti morti i passeggeri e l’equipaggio dell’elicottero militare Mi-8 abbattuto nella provincia di Idlib, nella Siria nordoccidentale. Lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, affermando che i cinque sono deceduti «in modo eroico nel tentativo di limitare le vittime civili sul campo». In precedenza, il ministero della Difesa russo aveva annunciato che l’elicottero era stato abbattuto, mentre stava rientrando nella base aerea russa di Khmeimim, dopo una missione di consegna di aiuti umanitari nella città di Aleppo. Il portavoce del Cremlino ha poi espresso profondo cordoglio per le vittime: sono così 18 le vittime russe in Siria dall’inizio dell’intervento militare di Mosca a fianco del regime del presidente siriano Bashar al-Assad.
Su Internet, a tempo di record, è stato diffuso un video che mostra il relitto dell’elicottero: nel filmato si vedono persone riunite attorno a quel che resta del velivolo, ma anche molto peggio. Le bestie, perché tali sono, hanno fatto strazio dei cadaveri e dei resti, profanandoli in maniera atroce. Bene, questa gente che tanto piace a Hillary Clinton e al Pentagono, perché sono “ribelli moderati” che combattono contro il mostro Assad, in nome di chi ha compiuto quegli atti infami, oltretutto anche sul cadavere di una donna? Chissà il Papa cosa avrà da dire al riguardo, sempre che non sia troppo occupato a organizzare qualche altra iniziativa di fratellanza in favore di telecamera e con la Cei in prima fila ad applaudire?
Ma non disperate, cari lettori, per due motivi. Primo, Vladimir Putin è un ex militare e l’oltraggio sul cadavere del nemico è qualcosa che non può tollerare: la sua vendetta, temo, farà tremare il cielo siriano. Secondo, in un video diramato sul web, l’Isis ha minacciato la Russia e proprio il presidente Vladimir Putin. Lo rende noto l’agenzia stampa russa Katehon: «Dopo l’ultima serie di attacchi terroristici in Europa, la dichiarazione di jihad in Russia suona molto minacciosa», scrive Katehon, aggiungendo però un’interpretazione geopolitica molto interessante. «Non importa chi saranno i responsabili diretti, sappiamo bene che un’ondata di attacchi terroristici in Russia si inserisce perfettamente nella logica della “guerra ibrida” messa in atto dagli Stati Uniti contro Mosca. Le azioni anti-russe di qualsiasi tipo di terrorismo avvantaggiano le mire destabilizzanti atlantiste», conclude.
Ecco qui la superiorità della weltanschauung eurasiatica rispetto al cervello sviluppato in batteria, come i polli, di chi risiede al di là dell’Atlantico ed è cresciuto in un contesto di melting pot forzato e artificiale, senza radici e senza cultura: saper leggere gli avvenimenti per ciò che sono, al di là delle facciate di comodo. L’Isis e i gruppuscoli satellite come al-Nusra sono emanazioni della strategia destabilizzante americana, la stessa cominciata nel settembre 2000, quando il Project for the New American Century (Pnac), il centro studi di Washington che diede vita ai neo-con, pubblicò infatti un rapporto di 90 pagine intitolato Ricostruire le difese dell’America: strategie, forze, e risorse per un nuovo secolo, nel quale si esprimeva «la convinzione che l’America dovrebbe cercare di preservare ed estendere la sua posizione di leadership globale mantenendo la superiorità delle forze armate Usa». Esattamente un anno dopo, l’11 settembre fornì l’alibi per cominciare a mettere in pratica quell’agenda sciagurata e criminale con la scusa dell’esportazioni di democrazia. E attenzione, perché Hillary Clinton è democratica solo formalmente, ma, in realtà, è più neo-con di Edward Luttwak.
Stando ai geopolitici russi,«i terroristi direttamente o indirettamente agiscono come uno strumento della geopolitica a livello globale, proprio come fanno le truppe ucraine in Donbass, i nazionalisti filo-americani a Erevan (in Armenia, dove solo ieri si è conclusa la presa d’ostaggio in una caserma della polizia), la rete di Gulen in Turchia, lo “scandalo doping” nello sport e la guerra dell’informazione portata avanti dai mass-media liberisti e mondialisti». Perchè l’Isis dichiara guerra alla Russia? »Perché la Russia sta intensificando la sua azione militare in Siria, ottenendo grandi successi. Con il supporto di forze aeree russe, le truppe siriane sono state in grado di far fuori completamente i terroristi islamisti ad Aleppo, riconquistata dalla truppe del presidente Assad. E ora tutta la potenza militare russa si scatenerà contro l’Isis che opera ancora nel resto della regione», conclude Katehon.
Ora mi chiedo e vi chiedo: in un contesto simile, può la Chiesa cattolica permettersi una guida che parla come ha parlato papa Francesco tornando dalla Polonia? Qui nessuno sta invocando le crociate e quant’altro, ma negare la realtà è quanto di più grave si possa compiere in un momento storico come questo: lo spirito di Ratisbona ha forse abbandonato la Chiesa per sempre? Attenzione, perché il gioco che stanno conducendo gli Usa contro la Russia attraverso i loro proxy sunniti è terribilmente pericoloso: se per caso davvero un attentato in grande stile dovesse colpire Mosca o un’altra città della Federazione, la risposta di Putin sarà di quelle in stile ceceno. Ovvero, tramutare i territori in cui ancora l’Isis sta operando in un posacenere. Senza pietà.
A quel punto potrebbero però saltare fuori verità scomode, come quella scoperta non più tardi di due settimane fa, quando proprio jet russi colpirono un covo di ribelli moderati che si scoprì in realtà essere una base di ascolto e logistica della CIA. Non voglia il Signore che Putin si trovi di fronte evidenze nette del coinvolgimento Usa nell’abbattimento dell’elicottero occorso ieri in Siria, perché allora potrebbe davvero esserci il rischio di un’escalation che nessuno potrebbe depotenziare. L’accerchiamento Nato ai confini russi, con la dislocazione di migliaia di nuovi militari in Polonia e nel Baltico è già stato visto da Mosca come un’evidente provocazione, ma se si arrivasse a un irrigidimento delle relazioni come risposta a un atto ostile (diciamolo chiaro, un atto di guerra, perché tale è l’abbattimento di un velivolo militare), allora potremmo vedere truppe russe muoversi in massa verso quegli stessi confini. Il premio Nobel per la pace, Barack Obama, verrà ricordato come l’uomo che ha reso la prospettiva di una guerra di nuovo possibile e la sua degna spalla, Hillary Clinton, potrebbe esserne l’esecutrice testamentaria.
È giunta l’ora di schierarsi, perché il tempo delle tiepidezza ha generato mostri, proprio come quelli che ieri hanno fatto strazio dei resti di cinque militari russi in missione umanitaria: portavano viveri ai civili siriani sotto assedio. E le armi che Washington ha fornito ai “ribelli moderati” hanno stroncato le loro vite e il loro impegno. Se nella testa di qualcuno di voi c’è ancora il blocco mentale verso Mosca dettato dalla categoria novecentesca del “pericolo rosso e ateista”, se lo faccia passare in fretta: Vladimir Putin è più religioso e timorato di Dio dell’intera amministrazione Obama, metà della quale gioca con i grembiulini nelle varie sette massoniche legate alle università della Ivy League che formano la classe dirigente statunitense.
È l’ora di scegliere da che parte stare. Io sto con Mosca. Senza se e senza ma. Ricordate Matteo: «Ma sia il vostro parlare: Sì, sì; o no, no: quel che vi è di più, proviene dal male». E il male, oggi, ha un nome e un indirizzo precisi.