Il quadro elettorale delle presidenziali francesi è stato sconvolto dalle implicazioni giudiziarie in cui è rimasto impigliato il candidato del centrodestra, l’ex premier François Fillon. Sostenuto in modo compatto da tutto il partito dopo le primarie, la convocazione da parte dei magistrati per le accuse di aver favorito la moglie e i figli il prossimo 15 marzo (due giorni dopo, il 17, scade il termine per presentare i candidati) ha visto sfilarsi tutti quei sostenitori della destra di Sarkozy che ora lo stanno lasciando solo. “Se è un suicidio politico del centrodestra, la colpa è solo sua” commenta da Parigi l’inviato de Il Giornale Francesco De Remigis. “Fillon si era presentato come l’uomo dell’onestà e della correttezza assolute”. Sul fronte della sinistra invece, dice ancora De Remigis, Emmanuel Macron “che si presenta come un social-liberale radicale rappresenta per la Francia una novità assoluta in quanto indipendente dai due storici blocchi di destra e sinistra e ha la possibilità di diventare il prossimo presidente francese”.
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Che peso reale ha nel quadro della corsa alla presidenza lo scandalo in cui è coinvolto Fillon?
La situazione è piuttosto grave, non tanto dal punto di vista giudiziario quanto da quello politico.
In che senso?
I giudici dovranno ascoltare Fillon, interrogarlo e poi decidere se mantenere aperta l’indagine nei suoi confronti. Ma dal punto di vista politico, dopo la notizia data da lui stesso nel suo partito sono cominciate le defezioni, e anche di peso.
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Chi lo sta lasciando solo?
Anche in Francia, non solo in Italia, i politici non vanno mai in pensione. E così Sarkozy sta cercando di ridare peso al suo entourage che invece Fillon aveva messo alle corde. Aveva detto che se fosse stato indagato si sarebbe ritirato, convinto che non lo sarebbe stato; poi ha ritirato la parola. I suoi avversari interni hanno colto questa occasione per metterlo in crisi.
E adesso?
L’aspetto giudiziario è importante perché il 15 marzo è una data ad hoc, visto che il 17 scade il termine per il deposito della candidatura. Questo crea un danno evidente al centrodestra, perché è davvero difficile cambiare in corsa un candidato con due giorni d’anticipo. In realtà è stato lui, Fillon, a gettare le basi del suicidio elettorale; gli avversari interni lo avevano sostenuto anche pubblicamente dopo le primarie, aveva raccolto 4 milioni di voti, aveva avuto una dimostrazione di compattezza intorno alla sua candidatura piuttosto solida.
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Con i problemi giudiziari che chance di vincere ha Fillon?
Pochissime. Se superasse il primo turno sarebbe già un miracolo, dispone solo del 19 per cento delle preferenze contro l’oltre 27 per cento di Marine Le Pen. Ma ricordiamo sempre che anche qui i sondaggi hanno un valore relativo, dato che alle primarie Fillon era dato per perdente.
Macron è la grande novità di queste elezioni ed è a pochi punti percentuali dalla Le Pen. Si può dire che incarna una sorta di mix tra il renzismo e i grillini?
Escluderei i secondi. Proprio in questi giorni Macron ha presentato il suo programma elettorale in cui si definisce social-liberale radicale, ha cioè delle componenti legate al social-liberismo, due anime apparentemente diverse ma che nella società moderna ci si è abituati a vedere insieme. E’ riuscito a unirle con una certa abilità mediatica, presentandosi come indipendente fuori da ogni logica di partito, anche se è stato per breve tempo ministro di Hollande.
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In questo senso abbiamo citato il grillismo. Anche in Francia sembra esserci una sorta di antipolitica, lui la incarna?
L’antipolitica c’è anche qui, la capacità di Macron è stata di porsi come personaggio nuovo. Al momento gode del 24 per cento dei consensi e ha tutte le possibilità di vincere al ballottaggio contro la Le Pen.
Come era successo al padre di Marine?
Si sa che in Francia al momento decisivo la gente vota contro gli estremismi, e Marine Le Pen nonostante i suoi sforzi è percepita ancora come un’estremista.
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Dunque Macron vincente?
E’ un idealista che prova ad applicare idee non molto concrete, vedremo se ci riuscirà in un quadro che non è più uniforme come lo era un tempo. Sta mettendo in campo un programma economico che prende ciò che c’è di buono dal centrodestra con una componente legata ai socialisti sul piano sociale, è un’assoluta novità.
In questo senso citavamo Renzi, che ha messo insieme un po’ di destra e di sinistra, non è d’accordo?
Macron ha intenzione di creare un personaggio del tutto inedito. L’unico paragone che mi viene in mente è l’assegno per i 18enni, una mossa tipicamente renziana. Ma il programma di Macron è molto più dettagliato e lui si pone in modo meno presuntuoso.
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Hamon, candidato socialista, è del tutto fuori dai giochi?
Dal punto di vista elettorale certamente sì. Da quello della politica socialista è invece un punto di ripartenza. Ha rotto con l’hollandismo che è stato un tradimento del socialismo francese classico, riavvicinandosi a quelle anime della sinistra socialista allontanate proprio a causa di Hollande. Ha in mente una sinistra d’altri tempi che tra i socialisti trova molti seguaci. Gli ultimi sondaggi lo danno al 12,5 per cento e pure in ribasso, ma ha ottenuto un merito, l’appoggio dei verdi, anche se si tratta di un pugno di voti.
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Per il cittadino francese invece quali sono le priorità, cosa chiede ai candidati?
Innanzitutto il lavoro. La Francia vive una crisi molto pesante, non solo in termini di disoccupazione giovanile, ma anche di cinquantenni senza lavoro. C’è poi una parte dei francesi, quelli che si usa dire che votano di pancia, la cui priorità dopo gli attentati che hanno sconvolto il paese è la sicurezza. L’immigrazione legata al tema della sicurezza nelle periferie diventerà il tema dominante della seconda parte della campagna elettorale.
(Paolo Vites)