Della storia di Charlie Gard, nove mesi, è nota perché se ne parla da tempo. Nato con una rara e grave malattia, una condizione genetica che di fatto sottrae energia ai muscoli, polmoni e altri organi, è tenuto in vita da una macchina. La scorsa settimana la Corte d’appello ha ordinato ai medici dell’ospedale in cui è ricoverato di staccare i macchinari e farlo morire, l’ordine è esecutivo e dovrebbe scattare in settimana. Tutto questo mentre i genitori tramite donazioni di privati hanno raccolto oltre un milione di sterline per portare il piccolo negli Stati Uniti dove potrebbe esserci una cura apposita per lui.
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Ma l’ospedale ha rifiutato ai genitori il permesso di portarlo all’estero. Connie Yates e Chris Gard, i genitori, hanno fatto appello alla Corte suprema e si dicono pronti a portare il caso alla Corte europea dei diritti umani: di fatto, sono stati espropriati della loro genitorialità, non possono decidere alcunché sul proprio figlio che sostanzialmente con questo procedimento è diventato “proprietà dello stato”. Secondo i medici che lo hanno in cura Charlie non vede, non sente, non si muove per cui tenerlo in vita non è “eticamente accettabile”.
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Secondo i genitori che non lo lasciano solo un minuto invece dà segni di risposta: “Il modo in cui nostro figlio viene trattato è disumano” dice la madre “di fatto è tenuto prigioniero in ospedale”. I medici rispondono: “Il nostro dovere è fare ciò che è nel miglior interesse del bambino”. Sostanzialmente: sopprimerlo. E’ ciò che è alla base di ogni eutanasia: eliminare ciò che non corrisponde a una vita “normale” secondo i canoni della società e soprattutto togliere di torno una spesa medica eccessiva. Ogni altra scusa è solo menzogna, perché a decidere cosa è meglio per il proprio figlio devono essere soltanto i genitori, ma l’Inghilterra ormai è la realizzazione del mondo disumano profetizzato dallo scrittore Orwell in 1984. Una toccante fotografia pubblicata dal Daily Mail mostra la manina del bambino stringere un medaglione di San Giuda, il protettore delle cause senza speranza e dei miracoli impossibili.