RIO DE JANEIRO — Stamattina (ieri, ndr) il Brasile non si è svegliato diverso. Solo perché, con il voto elettronico, ieri sera sapeva già i risultati. Dopo queste elezioni la geografia politica del paese deve essere riscritta.
Il Partido dos trabalhadores (Pt) riesce a mandare il suo candidato Haddad al ballottaggio solo perché resiste nel Nordeste. È invece spazzato via da Rio de Janeiro e decimato in Minas Gerais, dove l’ex-presidente Dilma Rousseff — che nonostante l’impeachment era candidata al Senato e favorita nei sondaggi — non è stata eletta.
Più che pro-Bolsonaro (Partido social liberal, Psl) queste elezioni sembrano un referendum anti-Pt. Contro il sistema di corruzione, contro l’ideologia di genere che si voleva far passare nelle scuole, contro una difesa dei diritti insensibile ai problemi di sicurezza di un paese che ha visto negli ultimi anni più di 500mila omicidi (nella guerra di Siria ne sono morti 330mila). Clinton diceva “È l’economia, stupido”. In questo caso ha avuto torto: Bolsonaro ha preso il 46% dei voti e ha sempre mostrato disinteresse sul tema, rimbalzando ai propri consiglieri ogni domanda sull’argomento. Sulla sua onda uno sconosciuto Wilson Witzel va al ballottaggio come governatore di Rio con il 41% dei voti, come l’altrettanto sconosciuto Romeu Zena del partito “Novo” (di nome e di fatto) in Minas Gerais.
La seconda colonna del sistema, il Psdb (Partido da social democracia brasileira) si è letteralmente liquefatta. Il suo candidato presidente non arriva al 5% e nel suo fortino di São Paulo passa da 22 deputati a 8. Era il partito del “padre della patria”, quel Fernando Henrique Cardoso che con il suo “Plano Real” alla fine degli anni 90 ha curato il Brasile dalla febbre di un’inflazione del 5mila per cento all’anno. Ora paga un’opposizione incerta, le sue faide interne e si condanna all’insignificanza.
Il 28 ottobre si troveranno di fronte, quindi, Bolsonaro e Haddad. Partono dal 46% e dal 29% dei voti, rispettivamente, ma sembra più importante il loro rigetto: 43% e 36%. Se vince Bolsonaro alcuni commentatori ipotizzano addirittura una svolta a destra dell’intero continente. In ogni caso saranno quattro settimane di campagna feroce, e quattro anni di grande tensione politica e sociale.