Tra i trenta civili rapiti dall’Isis un mese fa nel sud della Siria ci sarebbero anche sedici bambini e uno di questi sarebbe stato decapitato. A lanciare l’allarme è Human Rights Watch, secondo cui gli estremisti stanno usando il rapimento come “merce di scambio” nella trattativa con il governo siriano e la Russia. I bambini sono di età compresa tra 7 e 15 anni e sono stati rapiti il 25 luglio scorso insieme ad altri civili. Questo rapimento è stato definito un “crimine di guerra”. Secondo le informazioni in possesso di Human Rights Watch, i jihadisti avrebbero decapitato uno dei ragazzini, invece una donna ha perso la vita durante il sequestro. L’organizzazione che si occupa della difesa dei diritti umani ha spiegato inoltre di aver parlato con quattro testimoni e parenti di quelli rapiti ad al-Shbeki, uno dei villaggi assaltati dall’Isis. Hanno fornito il nome di almeno 27 persone rapite e di 57 persone uccise nel corso dell’attacco. Due donne invece sarebbero riuscite a fuggire.
SIRIA, 16 BIMBI OSTAGGIO DELL’ISIS: UNO DECAPITATO
Secondo la ricostruzione di Human Rights Watch, l’Isis lo scorso 25 luglio ha attaccato il governatorato della Sweida, situato nell’area a sud ovest della Siria che è sotto il controllo del governo. Qui i jihadisti avrebbero rapito almeno 27 civili, tra cui almeno 16 bambini. Due degli ostaggi sarebbero già morti nei primi giorni di agosto. Un ragazzo di 19 anni sarebbe stato decapitato, mentre le cause della morte della donna deceduta durante il sequestro sarebbero sconosciute. Il 4 agosto un’agenzia di stampa locale aveva riferito di aver ricevuto un video che mostrava Muhannad Abu Ammar, 19 anni, decapitato. L’identità della vittima è stata poi confermata da un parente a HRW. Intanto, il governo siriano continua a portare avanti un’offensiva contro l’Isis nella provincia meridionale della Sweida e nelle aree adiacenti Damasco mentre i locali hanno formato un comitato negoziale per garantire il rilascio dei loro parenti.