La guerra dei dazi non è destinata a finire. Dopo la tregua con l’Europa, gli Stati Uniti si preparano a riprendere la guerra commerciale con la Cina. L’amministrazione Trump ha deciso di procedere con l’imposizione di ulteriori dazi del 25% sulle importazioni dalla Cina, per un totale di 16 miliardi di dollari. Le tasse entreranno in vigore dal prossimo 23 agosto. Le scelte del presidente usa stanno però alimentando il malcontento delle imprese americane, costrette ore a ripensare le loro catene di approvvigionamento e a spostarle lontano dalla Cina. C’è la Seminconductor Industry Association, che rappresenta multinazionali come Intel, Qualcomm e Texas Instruments, che ha detto di essere «delusa e perplessa». Le tariffe imposte ai semiconduttori importati dalla Cina danneggeranno i produttori di chip negli Stati Uniti piuttosto che quelli cinesi. La situazione potrebbe migliorare se Pechino modificasse il piano strategico “Made in China 2025”, che per Trump rappresenta una minaccia per le grandi industrie americane impegnate, in particolare, nella produzione di aerei, semiconduttori e prodotti farmaceutici. Proprio le aziende americane, tra cui Apple, rischiano di essere usate da Pechino come “leva” nei negoziati con Washington. Ma Apple per certi versi può star tranquilla perché in Cina offre molti posti di lavoro: ci sono 10mila persone direttamente impiegate. Indirettamente, invece, dice di contare circa tre milioni di posti lungo la catena di approvvigionamento, che comprende il produttore a contratto Foxconn Technology. E afferma di fornire lavoro a 1,5 milioni di sviluppatori di app nel Paese. La minaccia «è un0arma a doppio taglio. Se il governo cinese cercherà davvero di fare qualcosa, gli si ritorcerà contro», ha detto Yuqing Xing, professore di economia al National Graduate Institute for Policy Studies di Tokyo.(agg. di Silvana Palazzo)
CAMBIANO MISURE PER 16 MILIARDI DI PRODOTTI
Continuano le polemiche in merito a quella che è stata rinominata “guerra dei dazi”. Gli Stati Uniti e la Cina mandano avanti una sottile battaglia a scambio di battute che potrebbe portare a problemi ben più seri di quelli che stiamo vivendo ora. Unione Sarda ricorda come siano state messe in atto nuove misure per ben sedici miliardi di prodotti importati dalla Cina, un numero spaventoso che potrebbe cambiare per sempre il mercato internazionale. A deciderlo è stata l’amministrazione del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che è sembrato decisamente avulso a proposte di scendere a patti. Ha parlato di pratiche commerciali sleali da parte dei cinesi e ha deciso di portare avanti un’ulteriore tranche di sanzioni fino al 25%. Nonostante questo rispetto al luglio dello scorso anno si è registrata un’impennata non da poco negli scambi commerciali avvenuti tra gli Stati Uniti d’America e la Cina. (agg. di Matteo Fantozzi)
“VOGLIONO FARE AFFARI QUI? CONDIVIDANO I PROFITTI”
Apple potrebbe finire nel fuoco incrociato che la guerra dei dazi rischia di scatenare. Il colosso di Cupertino è finito nel mirino della Cina. La minaccia è arrivata dalla nazione asiatica attraverso messaggi rivolti all’amministrazione Trump. Pechino dalle pagine del People’s Daily ha fatto filtrare che Apple ha beneficiato di un basso costo del lavoro in Cina, quindi deve condividere di più i suoi guadagni con la popolazione della seconda economia al mondo, altrimenti rischia di diventare oggetto di «rabbia e di un sentimento nazionalista». Il rischio che Apple e altre aziende Americhe vengano usate come “leva” nei negoziati con Washington è alto. «La Cina non vuole chiudere le sue porte ad Apple nonostante il conflitto commerciale – si legge sul giornale – ma se l’azienda americana vuole guadagnare bene in Cina, deve distribuire quanto guadagna alla popolazione cinese». Non è chiaro però come ritengano che debbano essere distribuiti i profitti.
GUERRA DEI DAZI, CINA A USA: “APPLE MAGGIORE VITTIMA”
Donald Trump esonererà gli iPhone assemblati in Cina dai dazi che ha imposto? Potrebbe essere questa la mossa degli Stati Uniti, almeno così sembrava a giugno. La posizione della Cina nella guerra dei dazi è chiara: «Sembra che le aziende Usa che fanno business in Cina siano le vincitrici del commercio tra Cina e Usa. Il mercato cinese è vitale per molti marchi americani famosi, dando a Pechino più spazio di manovra per giocare duro nel conflitto commerciale». Nei tre mesi chiusi il 30 giugno scorso, infatti, Apple ha generato nell’area costituita da Cina, Hong Kong e Taiwan un fatturato di 9,551 miliardi di dollari su ricavi totali per 53,3 miliardi. A commento di quei conti il ceo di Apple Tim Cook disse che l’azienda non aveva risentito dei dazi imposti dagli Usa, ma attendeva una valutazione interna sull’impatto dei dazi aggiuntivi per 200 miliardi di dollari che Trump potrebbe imporre sulle importazioni cinesi. Il governo Usa ha confermato l’intenzione di aumentare il pressing sulla Cina, che venerdì scorso ha risposto minacciando tariffe doganali sui 60 miliardi di dollari di importazioni americane.