Russia, 15enne si suicida decapitandosi con motosega/ “Aveva perso ai videogiochi”: nuovo allarme Blue Whale?

- Niccolò Magnani

Russia, nuovo allarme Blue Whale? 15enne si suicida decapitandosi con una motosega dopo aver perso al suo videogames preferito. Cosa è successo e tutti i dubbi degli inquirenti

balena_bluewhale_lapresse_2017 Immagine dal web

Aveva 15 anni, ha perso ai videogame e si è tolto la vita: non solo, l’avrebbe fatto con una motosega, arrivando a decapitarsi praticamente. Quanto arriva dalla Russia è una storia che, se fosse realmente confermata (permetterci qualche dubbio dopo quanto avvenuto in passato con i celebri casi-non casi del Blue Whale, con i vari errori delle Iene che crearono diversi allarmi non tutti attinenti a realtà), avrebbe del tragico, per essere “leggeri”. Secondo quanto riportato in Italia dal Messaggero, il tutto sarebbe successo nel piccolo centro di Mogoghino, nella regione del Tomsk dove il giovane 15enne viveva assieme alla madre: sarebbe stata una sconfitta al suo videogioco preferito ad aver scatenato una reazione assurda e letale come quella raccontata dagli inquirenti russi, ma vi sono numerosi dubbi sulla reale dinamica della tragedia, tanto che è stato aperto un fascicolo per «istigazione al suicidio» proprio per indagare su eventuali altre ipotesi dietro al folle gesto.

SCATTA NUOVO ALLARME BLUE WHALE?

Pavel Matveev, così si chiamava il povero 15enne russo, passava intere giornate a giocare ai videogiochi quando però uno di questi pare lo abbia portato all’estrema pazzia, tanto da compiere un gesto del genere. Non è ancora chiaro, inoltre, «se il caso sia in qualche modo collegato al fenomeno della “Blue Whale”, che proprio in Russia ha fatto registrare il più alto numero di vittime fra gli adolescenti», riportano i colleghi del Messaggero. Occorre ricordare però che il “gioco” a step che portava alcuni ragazzini fino al suicidio non sempre è stato riconosciuto come reale movente dietro ad alcuni casi scoppiati in Russia e le stesse Iene Show hanno dovuto ammettere che alcuni di quei casi presentati come “Blue Whale” in realtà non avevano fondamento di realtà. Resta da un lato il dubbio, dunque, visti i casi passati ma di contro resta la certezza che quel rapporto realtà virtuale-realtà adolescenziale, se vissuto con profonda “distorsione”, può portare a gesti folli e sconsiderati. Il che preoccupa per le generazioni a venire e per il rapporto che si sta creando sempre più con il mondo del web: manca un’educazione in merito e forse le scuole, nel breve periodo, dovranno pensare a metodi e proposte serie su tali emergenze sociali. 





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