Cinque anni dopo il golpe militare, la Thailandia torna al voto con le Elezioni Politiche 2019: le urne sono state chiuse attorno alle ore 11 italiane e i primi risultati si avranno nella nostra metà pomeriggio. Stando però ai primi exit poll rilanciati dall’Ansa, il Puea Thai dell’ex Primo Ministro Thaksin Shinawatra sarebbe il primo partito con con 163 seggi sui 500 in palio mentre il “partito” della giunta militare di Prayuth Chan-ocha, il “Palang Pracharat”, sarebbe invece al secondo posto con 96 seggi. In sostanza, l’opposizione è davanti ma potrebbe non bastare vista l’ipotesi di un Governo di larga coalizione con le altre forze politiche che si “piegherebbero” così alla maggioranza golpista che negli ultimi anni ha spadroneggiato in Thailandia: potrebbero infatti formare una maggioranza con i Democratici (77 seggi) e il partito Bhumjai Thai (59), visto che prima del voto si erano detti disponibili alla formazione di un Governo che “prolungasse” la giunta salita al potere nel 2014.
PRIME ELEZIONI DOPO IL GOLPE
Non solo, alla giunta dei militari guidati dal generale Chan-Ocha Prayut basterebbero in tutto 126 seggi per poter dominare anche in questa nuova legislatura, con la formazione di un premier “gradito” (forse lo stesso leader militare) e una maggioranza parlamentare assai solida. A quei 126 seggi infatti si unirebbero tutti i 250 del Senato che è formato di mere nomine dell’esercito in Thailandia: insomma, Elezioni politiche con numerosi “dubbi” democratici che potrebbero nelle prossime ore formulare una reggenza assai simile a quella durata negli ultimi 5 anni. Circa 51 milioni i cittadini alle urne per le prime Elezioni “libere” e l’affluenza sembra molto alta con la ferma volontà del popolo di voler “ribaltare” i piani semi-dittatoriali di Prayuth: il re thailandese Vajiralongkorn, poco prima del voto, ha rilasciato un appello alquanto “sibillino”: «Preservare l’ordine e la pace nazionale dipende dal sostegno a brave persone, in modo che possano governare e impedire a cattive persone di conquistare il potere e creare instabilità». Per gli esperti, il riferimento a “brave persone” è lo stesso utilizzato dalle forze armate militari in questi anni ostili all’ex premier Shinawatra destituito nel golpe del 2014. Curioso quanto avvenuto solo pochi giorni fa quando un partito pro-Shinawatra è stato sciolto dalla magistratura per aver “osato” candidare a premier la principessa “ribelle” Ubolratana, sorella di re Vajiralongkorn ma scaricata dallo stesso regnante proprio perché anti-regime.