Il pm di Roma ha avviato una rogatoria internazionale in merito alla vicenda del sequestro di Silvia Romano provando laddove i carabinieri del Ros e la stesa Procura romana avevano “fallito” nei mesi precedenti: ricordiamo che a Piazzale Clodio si indaga per sequestro di persona per finalità di terrorismo, ma per la mancanza di ricettività del Kenya al momento è impossibile riuscire ad avere investigatori sul territorio per provare a trarre in salvo la giovane 23enne milanese o almeno capito cosa sia successo dopo quel maledetto 20 novembre 2018. Fonti giudiziarie all’Ansa precisano che «nella rogatoria gli inquirenti chiedono agli omologhi kenyoti di potere condividere, anche sul piano della cortesia internazionale poiché mancano trattati di cooperazione tra i due Paesi, gli elementi di indagine acquisiti dalla magistratura locale e in particolare le testimonianze e l’attività istruttoria svolta per risalire agli autori del rapimento». Al momento la richiesta filtrata anche tramite l’Interpol di poter inviare un pool di investigatori a Nairobi è stata rifiutata: da ultimo, la parlamentare Pd Lia Quartapelle ha annunciato stamane su Twitter «Ho chiesto un appuntamento all’ambasciatore keniano per sapere se ci siano impedimenti da parte di Nairobi all’invio di investigatori dei Ros Carabinieri per aiutare nelle indagini per #SilviaRomano.Serve la massima collaborazione per #SilviaLibera»
RAPIMENTO SILVIA ROMANO: È ANCORA STALLO
È stata rapita nel villaggio di Chakama il 20 novembre e dopo un mese a continuare a riferire che Silvia Romano era prossima alla liberazione, con le indagini che avrebbero chiuso nell’angolo i suoi stessi rapitori, lo stallo sostanziale è calato sul caso della povera volontaria della Onlus “Africa Miele”. Il silenzio “tombale” dura orma per tutto il 2019 e oggi la svolta riguarda purtroppo lo scontro istituzionale tra l’Italia e il Kenya, che ricorda “da lontano” quanto avvenuto in Egitto con Giulio Regeni: «non ci fanno indagare» attaccano i carabinieri dei Ros, mettendo nel mirino le istituzioni keniote che da mesi latitano nel presentare novità in merito all’inchiesta sul sequestro di Silvia. L’Italia da settimane richiede di poter inviare in Kenya i propri investigatori per collaborare attivamente all’inchiesta ma dopo 8 istanze vi sono state altrettante respinte da parte delle istituzioni: «La prima istanza era stata presentata addirittura qualche ora dopo la cattura della nostra connazionale, istanza puntualmente respinta. L’ultima, ancora senza risposta, appena tre giorni fa», riporta Tg Com24.
LO SCONTRO ITALIA-KENYA
Secondo la ricostruzione fatta dal Messaggero, è mesi che la stampa locale in Kenya spiega come Silvia Romano sia in realtà stata uccisa in uno scontro a fuoco tra i rapitori e un gruppo di al-Shabaab (estremisti islamisti somali) nel tentativo di vendere la ragazza italiana cooperante. Una trattativa finita male insomma, ma di prove ancora non vi sono e comunque la cooperazione delle autorità africane latita in maniera irritante e perdurante tanto da arrivare ad uno fase di pre-scontro diplomatico tra Roma e Nairobi. Non solo, i media aggiungono che la Romano sia stata presa perché vicina ad un traffico illegale di avorio e sarebbe addirittura stata in contatto con uno dei suoi rapitori che le inviava i messaggi: anche qui, nessuna prova e un continuo screditamento di una ragazza per tentare di coprire una duplice, inquietante, ipotesi. O la totale mancanza di conoscenza di dove possa trovarsi ad oggi la ragazza milanese o, ancora peggio, il tentare di nascondere la verità dopo aver magari scoperto come realmente sia sparita Silvia: in entrambi i casi, l’ambiguità di non concedere il nulla osta ai carabinieri inquirenti non promette nulla di buono ed è ora che il Governo possa fare sentire la propria voce, come avvenuto sul caso Regeni.