Sul blocco dell'età pensionabile dal 2027 in poi c'è una "bugia", o comunque una verità non celata: si tratta della beffa per usuranti e gravosi.

Sul blocco dell’età pensionabile a partire dal 1° gennaio del 2027 c’è una “grande bugia”: ad oggi non esiste nessun aiuto per poterlo attuare, anzi, sia i lavoratori che svolgono mansioni usuranti che gravose saranno coinvolti nell’incremento.

Se è pur vero che nel testo della nuova Manovra di Bilancio questi lavoratori specifici sono “esenti” dal fatidico incremento di 3 mesi per uscire dal lavoro, allo stesso tempo vengono sottovalutati i requisiti necessari da soddisfare, che vedremo a breve.



La verità sull’età pensionabile dal 1° gennaio 2027

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Dal 1° gennaio 2027 l’età pensionabile, salvo soluzioni differenti che potrebbe prendere il Governo (anche se è prevista un’impossibilità a causa delle poche risorse), dovrebbe crescere di 3 mensilità in più per tutti.

C’è tuttavia una eccezione per usuranti e gravosi, che potrebbero restarne fuori ma a patto di soddisfare una condizione ben precisa: aver versato per trent’anni i contributi previdenziali.



Va detto – contrariamente a quel che si pensi – che l’incremento non è immediato ma graduale. Infatti tra due anni si uscirà con una mensilità in più, mentre tra tre (quindi nel 2028), si totalizzeranno 3 mesi.

Il meccanismo prevede la sua applicazione sia sui trattamenti pensionistici anticipati che su quelli di vecchiaia.

La beffa sui lavori gravosi e usuranti

Chi svolge dei lavori usuranti e gravosi subirà una beffa, non perché sono inclusi direttamente nell’aumento, ma perché dal prossimo anno terminerà la deroga che oggi gli ha permesso di ottenere il beneficio.

Inoltre, a parte i 30 anni di contributi da pagare, occorrerà aver svolto almeno 7 anni di lavori difficoltosi (gli stessi citati nell’Allegato B della Legge di Bilancio di qualche anno fa, 2028), negli ultimi 10 anni, oppure minimo 6 sui 7 passati.



Ma a causa della scadenza della proroga tra un anno, avverrà quello che si definisce un paradosso: chi ha svolto per tempo delle attività faticose, subirà perfino una penalizzazione (coinvolti nei 5 mesi di incremento) anziché una tutela.