Eutanasia Francia, sinistra vuole legge del Belgio/ “Diritto morte progresso sociale”

- Niccolò Magnani

Dibattito in Francia sulla modifica dell'eutanasia: la sinistra vuole legge plasmata sul Belgio. "Diritto alla morte un progresso sociale”: la sfida sulle cure palliative

Eutanasia Francia, dibattito pubblico Eutanasia in Francia, il dibattito pubblico presso il Consiglio Economico, Sociale e Ambientale-Cese (LaPresse, 2023)

LA SINISTRA IN FRANCIA ELOGIA LA LEGGE SULL’EUTANASIA DEL BELGIO

È in corso da dicembre il dibattito pubblico in Francia (presso il Consiglio Economico, Sociale e Ambientale-Cese) per modificare la legge sull’eutanasia ampliando le casistiche per cui il fine vita viene garantito dallo Stato: il dibattito pubblico voluto fortemente dal Governo Macron e dal Comitato consultivo nazionale di etica (CCNE) è stato indicato per discutere riguardo la possibilità di modificare o meno la legge vigente in Francia “Claeys-Léonetti” (che risale al 2016). Alcune aperture sono state siglate dal CCNE, con però una parte – ferventi cristiani e componenti ebraici – che denuncia possibili storture di una legge che porterebbe un pericoloso “diritto alla morte”: per alcun membri del Comitato infatti, va mantenuto l’impianto della legge Leonetti in quanto quel testo «prevede la simultaneità delle misure da prendere in modo che questo sviluppo legislativo possa essere inserito in un quadro etico: una legalizzazione degli aiuti attivi alla morte e allo stesso tempo la garanzia dell’accesso per tutti alle cure palliative».

Su “Liberation”, il quotidiano della sinistra storica di Francia, viene oggi lanciato un appello al Governo affinché possa implementare una nuova legge sull’eutanasia che possa imitare in maniera molto stretta il sistema di norme vigenti in Belgio. Secondo Jean-Louis Touraine, professore emerito di medicina e deputato onorario, «Nel momento in cui la Francia, ascoltando più del 90% dei suoi cittadini, si appresta a correggere le carenze delle leggi sul fine vita, si diffondono voci e si sentono voci che screditano i Paesi che ci hanno preceduto in questo progresso. In particolare, si parla di presunti scandali che si verificano quotidianamente in Belgio». Il professore prova poi a smentire alcune “fake news” che sarebbero state riferite in Francia circa l’opera di “fine vita” presente nel vicino Stato belga: «No, l’accesso all’eutanasia non è concesso a tutte le persone che lo chiedono per tre volte, anche se non hanno una malattia. No, il numero di aiuti attivi alla morte non sta aumentando in modo esponenziale, senza controllo o valutazione. No, Signora Presidente della Società Francese di Accompagnamento e Cure Palliative, questo “ultimo aiuto” non è attualmente in aumento del 16% all’anno, ma al contrario rimane stabile, rappresentando tra il 2,5 e il 3% di tutti i decessi ogni anno».

“EUTANASIA NON OSTACOLA CURE PALLIATIVE”: MA CHIESA ED EBRAISMO NON SONO D’ACCORDO

Da ultimo, il professore Jean-Louis Touraine su “Liberation” insiste nel contrastare le dichiarazioni della Chiesa e degli esperti che mettono in relazione le cure palliative e il rischio che possano essere “offuscate” dall’approvazione di una legge a “maglie larghe” per quanto riguarda l’eutanasia. «Tutti riconoscono la qualità e la dedizione dei professionisti delle cure palliative, ma è sbagliato affermare che lo sviluppo dell’assistenza attiva al morire stia ostacolando la diffusione delle cure palliative, che in Belgio sono più diffuse che in Francia. No, l’accesso alle cure palliative e il diritto di scegliere la propria fine della vita non dovrebbero essere proposte contraddittorie, ma piuttosto diritti offerti ai pazienti interessati. Perché queste dichiarazioni fuorvianti? Perché questo anatema? Grazie ai nostri amici belgi per averci mostrato la strada del progresso sociale», conclude il quotidiano della sinistra francese.

Quell’anatema, come viene definito, in realtà si fonda su basi scientifiche e con dati puntuali messi a disposizione nelle scorse settimane da diversi organi, non da ultimo la Conferenza Episcopale francese, il Vaticano e il Grande Rabbino di Francia. La lettera pastorale “O Morte, dov’è la tua vittoria?” del Cardinale Ricard contribuisce a fornire la posizione della Chiesa davanti al progetto di legge sull’eutanasia: i vescovi incoraggiano «la ricerca e lo sviluppo delle cure palliative», in quanto sono «una conquista importante del nostro tempo che unisce la competenza medica, l’accompagnamento umano grazie a un rapporto di qualità tra equipe assistenziale, paziente e familiari, e il rispetto della persona nel suo insieme con la sua storia e i suoi desideri, anche spirituali». Di contro invece, «uccidere per eliminare la sofferenza non è né una cura né un accompagnamento ma è eliminare la persona sofferente e interrompere ogni relazione». Il Grande Rabbino di Francia, Haïm Korsia, sul quotidiano cattolico “La Croix” contesta la legge voluta da Macron: «Comprendo la sofferenza delle persone dinanzi a delle situazioni inaccettabili. Mi è già capitato di accompagnarla. Ma questa lacerazione, ossia il fatto che l’unica risposta che una società può dare è la morte, è tragica». In concordanza con quanto detto dai vescovi cattolici, il Rabbino spiega come le attuali leggi sul fine vita «sono formidabili per umanità e equilibrio. Non c’è alcun bisogno di spingersi più lontano. Spingersi più lontano significa spingersi troppo lontano. Non possiamo pensare, ogni volta che ci sono dei casi insostenibili, che è la mancanza di leggi a metterci in questa situazione. Perché non è affatto così: è la mancata applicazione di ciò che abbiamo deciso collettivamente». Occorre invece privilegiare le cure palliative, come del resto richiamato lo scorso ottobre da Papa Francesco davanti ad una delegazioni di amministratori pubblici francesi, accompagnati da Monsignor Vincent Dollmann, Arcivescovo di Cambrai: «Per quanto riguarda la cura penso in particolare all’attenzione da prestare agli anziani nelle case di riposo, e alle persone alla fine della loro vita, che devono essere accompagnate mediante lo sviluppo delle cure palliative […] Gli operatori, per natura, hanno la vocazione di fornire cura e sollievo, non potendo sempre guarire, ma non possiamo chiedere agli operatori di uccidere i loro pazienti! Se uccidiamo con delle giustificazioni, finiremo per uccidere sempre di più. Oso sperare che, su questioni così essenziali, il dibattito possa essere condotto nella verità per accompagnare la vita al suo termine naturale».





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