Prosegue senza sosta il dibattito sul salario minimo, il Cnel è al lavoro sulla mediazione chiesta dal premier Giorgia Meloni. Tra i componenti serpeggia contrarietà, manifestata con tanto di analisi dal membro Michele Faioli. Intervistato da Repubblica, il giuslavorista ha spiegato che “se si deve intervenire, si deve farlo bene. Mettere una soglia tanto per metterla mi vede contrario perchè si sbilancia il ruolo della contrattazione”.
Faioli ha definito la proposta dell’opposizione “pasticciata“, ma non è tutto: potrebbe creare problemi legislativi. “Mette insieme due elementi che renderebbero l’Italia un unicum nel panorama europeo“, la su analisi: “L’erga omnes, l’estensione della validità dei contratti nazionali a tutti, e i 9 euro lordi l’ora”.
Faioli (Cnel): “Salario minimo? Fissare una soglia è sbagliato”
Secondo Faioli, in tal modo le imprese potrebbero scegliere di applicare i 9 euro orari – anzichè i 12-13-14 euro – e dire così di essere conformi alla legge e poi uscire dai contratti nazionali. Vietato ricorrere alle ideologie, l’indicazione del giuslavorista: “Suggerisco di trovare un modo per estendere i livelli minimi dei contratti nazionali e di evitare di fissare un numero, come i 9 euro. E poi sperimentare una soglia intersettoriale applicandola ai lavoratori più vulnerabili, ispirandoci il più possibile al caso tedesco”. E ancora: “Sarebbe poi utile mettere in campo un’authority che intervenga quando non si rinnovano i contratti nei tempi previsti”. Il nodo centrale della questione è come si fa a selezionare i livelli minimi da estendere a tutti: “Si può fare con una legge sulla rappresentatività che dica chi rappresenta chi tra imprese e sindacati firmatari dei contratti. Oppure si prendono i contratti che proteggono di più e hanno i minimi più alti: lo può fare la stessa authority”.