Si ipotizza che i droni russi in Polonia siano stati una flase flag: di cosa si tratta e cosa sta succedendo con la reazione (dura) dell'Occidente
Si continua a parlare – qualcuno direbbe insistentemente – dei droni russi in Polonia che dalla mattinata di ieri sembrano aver generato (ci torneremmo a breve) un vero e proprio panico in Occidente, con alcuni commentatori che stanno avanzando – da un lato – l’ipotesi, avanzata dal giornalista e direttore di AnalisiDifesa Gianandrea Gaiani, che si sia trattato di una “false flag” e altri – dall’altro lato – che hanno rispolverato la cosiddetta “tattica del salame” tanto cara al Cremlino.
Partendo proprio da qui, vale la pena dire che le due ipotesi sui droni russi in Polonia sono in netta controtendenza l’una con l’altra, nel primo caso scagionando del tutto la Russia e nel secondo aprendo le porte a quegli scenari bellicosi di cui sentiamo parlare da ormai tre anni a questa parte e che fino ad ora – fortunatamente – non hanno ancora trovato riscontro nella realtà fattuale delle cose.
L’ipotesi di Gaiani sulla “false flag“, infatti, vedrebbe nei droni una strategia congiunta tra Varsavia e Kiev per aumentare il livello di allerta occidentale: in tal senso, l’idea è che i droni (o meglio, i loro relitti) siano stati scientemente posizionati dalla stessa Polonia in accordo con l’Ucraina al fine di far credere all’Occidente che la minaccia di un allargamento della guerra sia sempre più consistente e vicina; di fatto – come sta accadendo – spingendo l’Occidente a mobilitarsi per scongiurarla.
Dall’altra parte, invece, l’ipotesi della “tattica del salame” vede nei droni russi in Polonia un nuovo passo in avanti compiuto dal Cremlino: l’idea, in questo caso, è che Mosca stia progressivamente testando le capacità effettive di reazione dell’Occidente con una serie di piccoli attacchi – quasi – del tutto innocui, non paragonabili a un attacco diretto e utili soprattutto per capire la reazione nel caso in cui quest’ultimo dovesse concretizzarsi.
Droni russi in Polonia, cosa sta succedendo: l’Occidente si blinda e attende la data per il vertice NATO invocato da Varsavia
Insomma, che si sia trattato di una false flag o della tattica del salame per ora nessuno – fuorché gli strateghi polacchi, ucraini o russi – può dirlo veramente, ma nel frattempo è certo che la reazione occidentale ai droni russi in Polonia è stato decisamente forte: in questo momento, infatti, buona parte dello spazio aereo polacco resta blindatissimo e sorvegliatissimo, con la Russia che nega qualsiasi responsabilità e l’Occidente che sta correndo ai ripari.

Secondo un’analisi della NATO condivisa in queste ore dal quotidiano tedesco Spiegel, peraltro, i droni russi in Polonia stavano puntando – a guardare le loro traiettorie – ai centri logistici polacchi usati dell’Occidente per far arrivare armi e rifornimenti di vario tipo all’Ucraina: non è un caso il fatto che la Germania – di concerto anche con il Regno Unito e la Francia – abbia già rafforzato il controllo sui cieli della Polonia, inviando a Varsavia aerei militari ed equipaggi per il pattugliamento aereo.
Dal conto suo, la Russia – dicevamo già prima – nega che la questione dei droni russi in Polonia sia veritiera sottolineando che da parte di Varsavia non vi sia alcuna prova a sostegno della teoria; mentre nel frattempo la Polonia ha attivato l’articolo 4 del Trattato NATO e se nella giornata di domani – venerdì 12 settembre 2025 – si riunirà a Seoul il Consiglio dell’ONU, si attende la data in cui si riunirà l’Alleanza Atlantica: in entrambi i casi, l’obbiettivo è capire come trattare – ed eventualmente rispondere – alla questione dei droni russi in Polonia.
