L'ultimo rapporto dell'ONU sulla fame nel mondo: i dati sono ulteriormente diminuiti, ma l'Africa e l'Asia restano ben sopra alla media mondiale
È stato pubblicato in questi giorni l’ultimissimo rapporto dell’ONU – ovviamente l’Organizzazione delle Nazioni Unite – sulla fame nel mondo, funzionale a comprendere come procede l’attuazione del piano di sviluppo sostenibile che entro il 2030 mira a ridurre a zero il numero di persone nel mondo che faticano ad accedere a un pasto o che vivono in condizioni di grave e gravissima privazione alimentare: obbiettivi, purtroppo, ancora lontani, ma con alcuni significativi miglioramenti che non si possono ignorare.
Immergendoci subito nei dati raccolti dall’ONU relativi al 2024, emerge – infatti – che attualmente la fame nel mondo colpisce circa 673 milioni di persone, pari all’8,2% della popolazione mondiale: un dato, appunto, positivo perché solamente l’anno precedente erano 688 milioni (ovvero l’8,5% della popolazione) e nel 2023 addirittura 695 milioni (questi l’8,7%) con un calo costante dell’incidenza della fame nel mondo che resta, tuttavia, ancora sopra alla media pre-pendemica.
A livello regionale, i migliori progressi dal punto di vista della fame nel mondo si rilevano soprattutto nell’area Sud dell’Asia e nella cosiddetta America Latina: considerando i rispettivi massimi storici, nel primo caso, infatti, l’incidenza della fame è passata al 6,7% della popolazione, con un calo di 1,2 punti percentuali rispetto al 2022; mentre nel secondo si parla di un calo di 1 punto percentuale (dal 6,1 al 5,1 per cento) nell’arco di quattro anni.
D’altra parte, a mostrare una crescita costante dei dati sulla fame nel mondo – che intaccano, ovviamente, la percentuale generale – sono soprattutto l’area africana a quella asiatica occidentale: se nella prima, infatti, poco più del il 20% della popolazione (esattamente 307 milioni di persone) ogni giorni fatica a procurarsi un pasto; nel secondo la medesima percentuale è del 12,7 per cento, ovvero 39 milioni di individui.
Civili in Sudan (Foto: ANSA-EPA/MARWAN MOHAMED)
Cosa c’è dietro agli attuali dati sulla fame nel mondo: per l’ONU sarà impossibile raggiungere l’obbiettivo “zero” entro il 2030
Fermi restando questi dati relativi al 2024, il medesimo rapporto dell’ONU ritiene che sia impossibile raggiungere lo zero nella fame nel mondo entro il 2030, parlandoci di circa 512 milioni di individui che entro quell’anno saranno ancora gravemente denutriti: anche in questo caso la maggior parte – ovvero il 60%, secondo le medesime stime – sarà concentrata in Africa, aprendo a una profonda e (potenzialmente) irreversibile crisi per il continente.
Secondo l’ONU, insomma, la fame nel mondo è e resta un problema complesso da abbattere, ma nel rapporto trova spazio anche la precisazione sul fatto che gli attuali dati siano fortemente intaccati dall’aumento dell’inflazione che si rileva a livello mondiale e che colpisce – ovviamente – in misura maggiore i paesi in via di sviluppo: se da noi, infatti, nel 2023 era pari al 13,6 per cento, nei paesi a basso reddito era già oltre il 30 per cento.