Per lungo tempo la famiglia (intesa come due genitori che si prendono cura di uno o più figli) è stata al centro di un ampio processo di destrutturazione, nella tendenza a criticarne i meccanismi intrinseci e l’impatto che ha sui bambini. Lo diceva, per esempio, lo psichiatra Laing, autore di “Io diviso”, già negli anni ’60, definendo l’istituzione familiare “una camera a gas” e dando una sorta di pretesto ai movimenti studenteschi e sociali del ’68, oppure anche il sociologo Lasch che nel suo “Rifugio in un mondo senza cuore” accusava la famiglia di essere l’ultima, grazie, istituzione da espugnare per ottenere la libertà sociale ed individuale. Ora, però, sono sempre di più gli intellettuali che cercano di dare una visione familiare diversa, una tra tutti la celebre economista Melissa Kearney nel suo “The Two-Parent Privilege”.
L’economista: “La famiglia è fondamentale per il benessere dei bambini”
Insomma, dopo un lungo (e forse disastroso, considerando i tassi di natalità nel mondo) processo di destituzione e critica della famiglia, ora sembra che il mondo accademico stia tendendo nella direzione opposta, cercando di (ri)dare dignità a quell’istituzione per secoli ritenuta centrale nella società. “Per anni”, scrive Kearney nel suo libro citato dal quotidiano Il Foglio, “gli accademici che studiano la povertà, la mobilità e le strutture familiari hanno evitato una verità evidente”, ovvero che l’istituto familiare è l’unica via per perseguire il benessere dei figli.
Secondo l’economista, infatti, l’assenza di una famiglia coesa e unita, “sembra avere effetti diretti sui risultati dei figli e non solo a causa della perdita del reddito genitoriale”, già di per sé importante. Secondo Kearney, similmente, è necessario, ora, “ripristinare e promuovere la norma di una casa con due genitori per i bambini”, perché ci sarebbero delle evidenze che dimostrano, riporta ancora nel suo testo di prossima uscita, “i bambini provenienti da famiglia monoparentale hanno più problemi comportamentali, hanno maggiori probabilità di finire nei guai a scuola o con la legge, raggiungono livelli di istruzione più bassi e tendono a guadagnare redditi più bassi in età adulta”.