Farmaci bloccanti pubertà per disforia di genere: allarme/ Problemi ossei e cognitivi
L’Economist ha posto l’attenzione sulla somministrazione di farmaci bloccanti la pubertà per disforia di genere: a migliaia nel 2020 e…

L’Economist ha acceso i riflettori negli ultimi tempi sulla cosiddetta “gender macine” ed in particolare sui farmaci bloccanti la pubertà, medicine che solitamente il pediatra sottoscrive nel caso in cui la pubertà subentra troppo precocemente. In questo caso però ci si è concentrati sulle medicine per minori con disforia di genere, ovvero quei bimbi che non si riconoscono nel genere in cui sono nati. L’Economist scrive «crescono i dubbi sulla terapia per i ragazzini con disforia di genere» e soprattutto pone luce sul fatto che sono sempre di più i bambini e gli adolescenti con tali problematiche. Basti pensare che presso la Tavistock Clinic, centro pediatrico di riferimento del settore in quel di Londra, sono stati circa 2.600 i pazienti fra femmine e maschi (alcuni minori di 5 anni), nel 2020, mentre dieci anni fa il dato era di solo 72 pazienti.
E c’è stato chi si è rivolto alla clinica, come Keira Bell, per poi decidere di portare il suo caso in tribunale: dopo aver ricevuto dei farmaci bloccanti la pubertà ha proseguito la transizione, subendo una doppia mastectomia a 20 anni, per poi rendersi conto che non era ciò che voleva. “La causa, vinta – scrive il portale di Avvenire a riguardo – è incentrata sul suo consenso informato, inadeguato ai trattamenti subìti”.
FARMACI BLOCCANTI PUBERTÀ: “SI TEME SCANDALO MEDICO”
Nel corso del tempo le norme che regolamentano la somministrazione dei farmaci bloccanti la pubertà sono state modificate, ed oggi non basta il consenso dei genitori ma serve anche l’avvallo del tribunale. Ovviamente battaglie legali non si sono concretizzate negli ultimi anni solo nel Regno Unito, ma anche in Svezia, dove la denuncia è partita dalla tv pubblica, che ha permesso di bloccare l’approvazione di una legge che abbassava a 15 anni l’età del consenso sui trattamenti chirurgici per la transizione. «Mancano le evidenze, e quel che esiste non è rassicurante», è la disamina dell’Economist, sottolineando come su 44 pazienti del Gids, il centro di riferimento per il Regno Unito, un terzo dei ragazzini ha mostrato un livello molto basso di densità ossea, ma anche danni cognitivi, problemi cardiovascolari legati agli ormoni, fratture ossee ed osteoporosi. L’Economist conclude in maniera eloquente: «La combinazione di prescrizioni in aumento e prove inconsistenti porta alcuni medici a temere uno scandalo medico».
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