Quella che Fausto Bertinotti rivolge contro la politica italiana è un’accusa pesante, che mette nel mirino lo scollamento forse irreversibile del “sistema” dal “popolo”. L’ex leader di Rifondazione Comunista, intervistato da “Linkiesta”, è convinto che ormai “stiamo vivendo in un regime che ha l’apparenza di una democrazia e la struttura di una oligarchia. Noi siamo chiamati a votare per chi va al governo, ma non abbiamo nessuna possibilità con il voto di influire sulle sue scelte“. Bertinotti individua nettamente il “male” dell’Italia:”Il virus che sta uccidendo concretamente la democrazia è l’influenza del governo: il governo a quanto pare può fare tutto, anche quello che la Costituzione non prevede. L’epilogo di questa lunga gestazione del virus, pertanto, finisce in mano a due populismi di diversa natura, uno trasversale e uno reazionario, la cui combinazione fa emergere una delle tante malattie accumulate: un leader che si crede una nuova divinità politica, Salvini“. L’idea che per fermare l’avanzata del leader della Lega si formi un governo Pd-M5s, però, non entusiasma Bertinotti, anzi:”La mia opinione è molto semplice: dentro il recinto della politique politicienne non c’è salvezza. Per la salvezza c’è bisogno di spezzare il recinto. La combinazione di A+B non è diversa da quella di C+D“.
FAUSTO BERTINOTTI: “SINISTRA CHE TEME IL VOTO NON ESISTE PIU'”
Il pensiero di Bertinotti rispetto a come si batte Salvini parte prima di tutto da un’analisi numerica:”Il 50% della popolazione italiana non vota. Pertanto, in altri tempi con i numeri che ha Salvini si stava condannati all’opposizione. Non posso certo dire che è una tigre di carta, ma se una forza che si proponga di far rinascere la sinistra non pensa di poter contrastare la destra sul terreno del consenso elettorale, è già dimissionaria. Come si pensa di poterla battere? Sul terreno della manovra politica? Questo è improbabile“. L’ex leader di Rifondazione incalza:”Possibile che nessuno si chieda perché siamo arrivati a questa situazione. Perché Salvini è diventato così forte in un Paese in cui il Partito comunista italiano aveva tra il 25 e il 36 per cento e la Democrazia Cristiana aveva una radice popolare straordinaria. Come mai da quell’Italia siamo arrivati all’attuale? Dobbiamo ricostruire un centro-sinistra che ci riporti ad oggi. (…) È la chiesa che ha abbandonato il popolo o il popolo che ha abbandonato la chiesa? Zingaretti dovrebbe lavorare a ricostruire il popolo, non il governo. Deve liberarsi dalla suggestione che ci si salva ancorandosi al governo, non c’è salvezza“. La conclusione, per un uomo che della sinistra ha fatto la propria ragione di vita politica, è amara:”Se la sinistra teme di andare alle elezioni, allora non esiste più. Si può pensare, anche dentro una grande tradizione, a una politica che non è una coazione a ripetere. Questa paura denuncia una mancanza di risorse, nelle forze politiche, in grado di poter cambiare il gioco. Come si è visto l’opposizione non è meccanicamente derivabile dal fatto che non stai al governo. L’opposizione richiede una grande capacità di progettazione: devi sapere dove vai e dove dovrebbe andare il Paese e la società in cui vivi. L’opposizione non si fa al governo ma al sistema. Se no parole come “patrimoniale”, “riduzione delle ore di lavoro”, non devi e non sai neanche pronunciarle, hai paura di farlo. In alternativa ti attacchi ogni volta a una scialuppa che, tuttavia, è già bucata in partenza“.