Femministe denunciano stupri nelle sedi dei movimenti autonomi a Bologna: "picchiate e perquisite dopo la manifestazione dell'8 marzo"
Le femministe che hanno partecipato alla manifestazione dell’8 marzo a Bologna hanno rivelato le violenze subite dai compagni membri dei movimenti autonomi, che subito dopo il corteo avrebbero filmato, seguito e picchiato alcune ragazze vicino alle stesse sedi di queste organizzazioni. Come riportato dal quotidiano IlGiornale, le accuse sarebbero partite da un comunicato pubblicato in uno dei siti della rete transfemminista, nel quale viene specificato che: “Stanotte alcune nostre compagne hanno subito un agguato in pieno stile squadrista dalle compagne e dai compagni autonomi, baluardo dell’antifascismo Bolognese, che però non riescono a fare i conti con i problemi di violenza e stupri che hanno al loro interno“.
Il tutto sarebbe partito da un’azione intimidatoria partita per punire chi aveva tentato di denunciare gli stupri che sarebbero avvenuti in questi luoghi di aggregazione con delle scritte, a quel punto le responsabili del gesto sarebbero state prese a schiaffi, filmate e perquisite. Una volta arrivati anche rinforzi sarebbe scattata una rissa che, secondo quanto raccontato dalle testimoni, avrebbe anche costretto una delle femministe ad andare al pronto soccorso.
Femministe denunciano stupri nelle sedi dei movimenti autonomi a Bologna, scontri dopo la manifestazione dell’8 marzo
Scontro tra femministe e membri dei movimenti antifascisti a Bologna in occasione della manifestazione per l’8 marzo la notte dopo lo svolgimento del corteo. Nella denuncia pubblicata da alcune ragazze che sarebbero state aggredite, viene precisato anche che questo episodio non sarebbe isolato. Il movente principale di questo agguato infatti sarebbe stato il fatto di voler punire una accusa che il gruppo aveva fatto rivelando che in alcune sedi autonome, sarebbero stati compiuti sistematicamente abusi e stupri.
Un fatto che se venisse confermato sarebbe piuttosto grave, anche perchè come ha affermato una delle testimoni, sarebbe poi stata costruita intorno a questa verità una fitta rete di protezione e di silenzio, per tutelare i colpevoli e mascherare quello che invece avverrebbe nella realtà. Un comportamento necessario soprattutto a mantenere la facciata pubblica della difesa delle ideologie “anti patriarcato” che caratterizza questi ambienti.