Le dichiarazioni dell'Ad di Goldman Sachs fanno porre una domanda sui rialzi delle Borse nonostante la presenza di una bolla

Secondo David Solomon, Amministratore delegato di Goldman Sachs, entro uno o due anni i mercati vedranno una caduta. La previsione, arrivata nel corso di un intervento alla Italian Tech Week a Torino, è entrata nel radar degli investitori.

Ieri intanto i mercati hanno toccato nuovi massimi; il principale indice americano, dall’inizio dell’anno, segna un rialzo di quasi il 15% e la borsa di Milano di oltre il 25%. Questo nonostante le settimane di volatilità di aprile quando Trump mandava i mercati in rosso con l’inizio della guerra commerciale alla Cina e l’annuncio dei dazi.



Che i mercati siano in bolla e che questo andamento non sia sostenibile è un’opinione diffusa che raramente però viene esplicitata. Se c’è una bolla rimanerci dentro è pericoloso ma questa constatazione finora non ha avuto conseguenze pratiche. Dal 1 gennaio 2020, prima del Covid, gli indici hanno più che raddoppiato e la corsa è continuata nonostante le guerre commerciali e anche un paio di guerre vere. Uscire dalla bolla non solo non avrebbe pagato, ma rischia di non pagare nemmeno ora perché a questi ritmi “uno o due anni” possono significare ancora molti guadagni.



David Solomon, Amministratore delegato di Goldman Sachs (Ansa)

L’ad di Goldman non ci dà previsioni sulla fine della bolla ma solo qualche indizio. Tutte le volte che nella storia si è avuta un’accelerazione significativa in una nuova tecnologia che crea molto capitale, spiega Solomon, il mercato scatta in avanti rispetto al suo potenziale. In questo caso, nel 2025, la nuova tecnologia è l’intelligenza artificiale che ha già spinto la valutazione di alcuni dei suoi “campioni” a livelli fino a qualche anno fa ritenuti impensabili.

L’intelligenza artificiale, in realtà, non è l’unico settore che ha contribuito ai rialzi di borsa anche se ne è il responsabile principale.



Nell’ottica di Solomon c’è un capitale, in questo caso azionario, che non trova giustificazione, che si è espanso oltre i fondamentali e che non è giustificato dai redditi su cui si basa. C’è un sacco di capitale e di investimenti fatti “che non produrranno ritorni e quando accadrà” le persone, secondo Solomon, “non saranno contente”. Le attese sui ritorni che verranno generati dalle società attive nel settore dell’intelligenza artificiale non sono giustificati e quando si scontreranno con la realtà ci saranno i cali azionari.

Alla previsione sul prossimo scoppio della bolla, tra uno o due anni, manca però un pezzo. C’è infatti una domanda che rimane senza risposta e cioè come mai si stia producendo un’altra bolla, dopo quella della new economy, dopo quella dell’immobiliare e dei subprime.

Non è chiaro perché gli investitori, che sanno di essere in una bolla, continuino a spingere all”insù valutazioni che non sono sostenute da redditi adeguati che è un altro modo di dire che certi investimenti non dovrebbero essere fatti o non dovrebbero essere fatti con questa frenesia. C’è un “sacco di capitale che non produrrà ritorni”; questa sentenza viene correttamente formulata non dopo la bolla, ma nel mezzo del suo svolgimento.

Le condizioni finanziarie ancora una volta sono troppo generose e infatti si discute di tagli dei tassi con i mercati ai massimi, la disoccupazione ai minimi e un’inflazione che viaggia stabilmente sopra il target della Fed. L’inflazione viene misurata ufficialmente con un indice sintetico che cattura solo parzialmente quello che sta succedendo; questo è sicuramente il caso per il mercato immobiliare e i suoi prezzi.

In questo meccanismo, pubblicizzato come un sostegno all’economia e all’occupazione, volano i valori finanziari e alla fine anche i prezzi, mentre i salari molto meno. Servirebbero tassi più alti, ma si eccepisce immediatamente che questi “fanno male all’economia”. Così gli investitori continuano a comprare e i prezzi delle case a salire; l’euforia dei mercati contagia a cascata a partire dai redditi e dai patrimoni più alti per arrivare diluita quando i redditi diventano medi e nulla quando sono bassi.

L’unica cosa che si sa con certezza è che anche questa “bolla” finirà, ma questa, purtroppo, non è un’indicazione pratica di investimento. Si capisce anche come mai da mesi il mercato sia ossessionato dai dati sull’inflazione. Se i prezzi salissero il meccanismo faticherebbe a continuare; in quel caso sarebbe più difficile perpetuare condizioni finanziarie espansive e i “mercati” sarebbero costretti a fare i conti veri e a tirare le somme sulle valutazioni.

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