Aderire ad un fondo pensioni significa poter incrementare il cedolino. Ad influenzare il costo sono i tassi e i costi di gestione.
Aderire ad un fondo per le pensioni significa poter incrementare il proprio cedolino previdenziale, e questo è più un suggerimento per i giovani, che potrebbero essere tra i più penalizzati per il loro futuro pensionistico.
Per ottenere una maggiorazione sulla pensione minima occorre soddisfare diversi requisiti, ecco perché un fondo complementare potrebbe esser la miglior soluzione per incrementare l’importo finale senza “troppi sforzi”. Ma vediamo come sarebbe possibile fare all’atto pratico.
Il fondo pensioni è sempre una soluzione?
Aderire ad un fondo pensioni significa poter contare su una rendita vitalizia migliore, più alta di quella che potrebbe offrire il sistema contributivo, che con il tempo abbassa nettamente la proporzione tra l’ultimo salario percepito e il cedolino da riconoscere.
Negli ultimi trent’anni molti contribuenti non hanno valutato l’idea di appoggiarsi alla pensione integrativa, che anche con un piccolo investimento mensile avrebbe potuto garantire una cifra più decorosa (anche 200€ in più al mese).
A darci un’idea dei rendimenti medi è la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione stessa, che ha illustrato una media del 2,2% annui, per poi crescere di percentuale sui PIP e fondi aperti (ottenendo tra il 4% e il 6% sempre annuo).
Esempi pratici
Ipotizziamo un lavoratore che ha iniziato la sua carriera dopo il ’95, e da allora ha cominciato a mettere da parte 100€ al mese (versati in un fondo integrativo). Dopo 30 anni di contributi, si ritroverebbe un capitale da 80.000€ lordi.
Grazie alla tassazione agevolata il contribuente pagherà soltanto il 9%, così da portare il netto del denaro accumulato a 73.000€.
Ipotizzando un rendimento medio del 3% annuo il cittadino italiano avrebbe ottenuto 200€ mensili in più, godendo così di una pensione più prosperosa. Naturalmente un profilo più rischioso con percentuali e rendite più elevate, consentirebbe un guadagno più alto (e un rischio maggiore).
Cosa sapere sui fondi integrativi
La rendita media dei fondi complementari può dipendere da diversi fattori, tra cui le spese di gestione, il trend dei mercati e la durata nel tempo. Anche se si tratta di strumenti “imperfetti”, in realtà la storia dimostra che negli anni sono stati utili per contenere gli effetti disastrosi dell’inflazione.
Naturalmente occorre conoscere le condizioni e le sfaccettature sul fondo a cui ci si vuole iscrivere. La maggior parte di essi impongono di lasciare almeno il 50% del capitale da trasformare in futuro in rendita previdenziale, permettendo il ritiro di una parte di quanto investito per coprire spese urgenti.
Infine è indispensabile sapere che è possibile godere di una tassazione agevolata del 20%, potendo così dedurre il costo dell’imponibile.