“Franca Leosini? I delitti non contano”/ Grasso “Li usa per dar sfogo al suo eloquio”

- Claudio Franceschini

Storie Maledette è tornato: secondo la critica di Aldo Grasso, i crimini che vengono affrontati nel programma servono da sfondo all’arte retorica della conduttrice Franca Leosini

Franca Leosini Rai lapresse 2020 640x300 Franca Leosini, conduttrice di Storie Maledette (Foto LaPresse)

Storie Maledette è tornato su Rai Tre, e Aldo Grasso ne ha parlato sul Corriere della Sera: più che farne una recensione, tuttavia, il celebre giornalista ha tracciato un profilo della conduttrice. Franca Leosini, dice lui, è una maestra dell’arte retorica: tanto che i crimini che vengono sviscerati, raccontati e analizzati nelle storie servono per innescare e fare da contorno al “minuetto verbale” che viene a crearsi tra la presentatrice dello show e l’intervistato. L’esempio in questione, quello dell’ultima domenica sera, riguarda l’omicidio di Dina Dore: il marito, Francesco Rocca, è stato condannato all’ergastolo per il coinvolgimento nel crimine e sta scontando la pena nel carcere di Alghero. Proprio lui è stato intervistato a Storie Maledette, naturalmente dalla prigione; Aldo Grasso ricorda che il fatto è noto – è avvenuto nel marzo 2008 – e Rocca è accusato di essere il mandante dell’omicidio, anche se si è sempre professato innocente.

STORIE MALEDETTE, LA CRITICA

Tanti altri programmi hanno ovviamente dato ampio risalto alla notizia e allo svolgimento delle indagini e del processo, ma “Franca Leosini ha raccontato la storia a modo suo e in qualche misura l’ha resa nuova”. Questa, secondo il critico, è una testimonianza di come la televisione del crimine sia decisamente basata anche sulla reiterazione: la stessa vicenda può essere presa da angolature diverse, può essere affrontata in toni diversi, analizzando personaggi sempre differenti, e alla fine si presta a infinite declinazioni. Tornando invece al programma di Franca Leosini, Grasso ha la sensazione che questo format abbia assunto una dimensione sempre più teatrale: questo, “complice anche la forte personalizzazione impressa da Franca Leosini al programma e il culto che si è creato tra comunità scatenate di fan”.

Già, perché anche quelle sono da inserire nell’equazione. Insieme a loro, gli oggetti di scena: se Bruno Vespa ha reso celebre e iconico il concetto del plastico, qui è invece di grande attualità il faldone ad anelli, che Aldo Grasso identifica nel simil-copione da seguire, che si unisce al linguaggio “immaginifico” e al contrasto tra “l’immagine salottiera della conduttrice e le licenze verbali che spesso si prende”. La conduttrice inoltre, prosegue la critica, dà il meglio di sé quando il delitto ha uno sfondo passionale: alla fine, secondo la descrizione di Aldo Grasso, è “un po’ psicologa, un po’ giudice, un po’ voyeur che sbircia a nome degli spettatori nel privato del killer”. Un personaggio capace di fare in modo che il caso affondi nell’eloquio.







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