Macron non molla e nomina il governo Lecornu II: approvati i nomi del nuovo esecutivo in vista di una (improbabile) fiducia per chiudere il Bilancio
Sembra non essere ancora disposto ad arrendersi il primo ministro francese Sébastien Lecornu che dopo aver segnato un record assoluto per la storia della Francia con il suo precedente esecutivo, è tornato all’Eliseo con una lista di nomi di ministri che ha presentato a Macron: proprio il Presidente – che già esortava Lecornu a chiudere al più presto la partita – ha approvato la vista conferendo la nomina, in attesa comunque del durissimo esame del Parlamento.
Complessivamente, Lecornu ha presentato i nomi di 34 ministri tra i quali ha confermato rispetto al suo “primo” mandato i titolari dei dicasteri dell’Economia, degli Esteri, della Giustizia; mentre tutti gli altri sono novità assolute pescate tra diverse figure tecniche (come Geffray al ministero dell’Istruzione e Babut a quello della Transizione ecologica), imprenditori e giovani, con il prefetto di Parigi che ha preso il posto del Repubblicano Retailleau.
Proprio la nomina dei ministri, peraltro, ha causato un piccolo scossone interno ai Repubblicani guidati da Retailleau perché se la linea ufficiale del partito era quella di evitare una qualsiasi riconferma per Lecornu, sei ministri avrebbero accettato di far parte del nuovo esecutivo e sono stati immediatamente allontanati dalle file del partito.
La dura partita del governo Lecornu II: fiducia incerta per il nuovo esecutivo, con Macron sempre più alle strette
Insomma, la lista dei nuovi nomi a sostegno di un governo Lecornu II è pronta ma ora per il primo ministro si apre la partita più difficile che si giocherà all’interno del Parlamento dove i filo-macroniani riscuotono sempre meno successo: dal conto suo il primo ministro ha sottolineato di avere esclusivamente l’intenzione di chiudere “la Legge di Bilancio entro la fine dell’anno”; mentre sui nuovi ministri aveva già chiarito la sua intenzione di evitare eventuali politici che avessero l’ambizione “di diventare presidenti”.

Certo è che se il primo governo di Lecornu ha segnato il record del più breve in Francia con una durata di sole 14 ore, il secondo non parte dai auspici migliori: dal conto loro, infatti, sia i Repubblicani, che i centristi di UDI e gli estremismi di Rassemblement National e La France Insoumise hanno già chiarito che non intendono sostenere un nuovo esecutivo guidato dal primo ministro, pronti – addirittura – a muovere una “immediata” mozione di sfiducia; mente anche socialisti ed ecologisti si dicono scettici e subordinano la fiducia ad alcune richieste specifiche.
La partita, comunque, resta particolarmente importante perché anche se ormai la fiducia nei confronti di Macron è scesa ai minimi storici, entro i prossimi 78 giorni dev’essere obbligatoriamente chiusa la Legge di Bilancio: proprio questa potrebbe diventare la leva per costringere il presidente a nominare un primo ministro che sappia mettere d’accordo quelle forze che fin’ora ha sempre voluto escludere, in vista di dimissioni che sembrano essere ormai sempre più vicine.
