Spesso nell’immaginario collettivo l’Università Bocconi di Milano viene vista come l’avanposto italiano dei tecnocrati europei: questa volta è però un professore bocconiano a lanciare l’allarme ‘contro’ il potere economico mondiale in vista del post-crisi coronavirus. Dopo la svolta clamorosa della banca americana FED, è il tema dell’inflazione ad agitare le cancellerie economiche di mezzo mondo: «Il potere economico mondiale vuole un ritorno dell’inflazione», spiega il prof Franco Bruni intervistato da Huffington Post. «Sembra quasi che tutti attendano che torni l’inflazione per risolvere se non tutti, molti problemi», prosegue Bruni riflettendo sulla “svolta” del presidente della Federal Reserve Jerome Powell, «Ma l’inflazione è una brutta bestia, soprattutto quando – come dimostrano le esperienze del passato – se ne perde il controllo, cosa che in certe circostanze può avvenire facilmente». Il vicepresidente Ispi e professore della Bocconi si dice preoccupato sul fatto che molte forze economiche potenti a livello mondiale spingono per la “soluzione” anti-crisi dell’inflazione.
FRANCO BRUNI “POTERE RISCHA DI PENSIONATI E DIPENDENTI”
«La maggior parte dei comuni cittadini avrebbe soltanto da perdere da un’inflazione accentuata, superiore al 2-3 per cento, che infatti è il limite che si sono date le banche centrali Usa ed europee», sottolinea ancora Franco Bruni all’HuffPost. Dalla globalizzazione alle novità informatiche e digitali, sono diversi i motivi secondo il professore per cui l’inflazione e le mosse delle Banche Centrali mondiali non hanno funzionato. L’economia funziona bene, racconta ancora Bruni nella sua disamina tecnica, «quando salgono i prezzi dei beni che sono “in domanda” rispetto a quelli dei beni poco richiesti. Questo meccanismo funziona meglio quando i prezzi salgono un po’: questa è la ragione per cui un 2 per cento d’inflazione è considerato positivo dalle banche centrali. Ma se supera di molto questo livello sono preponderanti gli effetti negativi». Chi verrebbe però colpito sarebbero in primo luogo i dipendenti che hanno reddito da lavoro, o anche i pensionati: è invece avvantaggiato da un’alta inflazione «chi ha il potere di muovere e anticipare il rialzo dei prezzi: commercianti, produttori con forte potere di mercato, immobiliaristi, speculatori che comprano a prezzi bassi per rivendere a prezzi più alti».