Profanata la tomba di Ciccio e Tore, i due fratellini morti a Gravina nel 2006: il padre lo ha rivelato al sindaco “sciacalli con fame di dolore”
Era il 5 giugno del 2006 scomparvero a Gravina e vennero ritrovati solo 20 mesi dopo nella cisterna di una masseria abbandonata nella zona dove, forse, finirono per un tragico gioco. Nel 2018 il papà Filippo Pappalardi – arrestato in un primo momento perché accusato di aver ucciso i due figli e occultato i loro cadaveri, salvo poi essere liberato e scagionato da ogni accusa dopo un gravissimo errore giudiziario – chiese la riapertura delle indagini pur dopo la sentenza di Cassazione che archiviò definitivamente il caso della morte di Ciccio e Tore.
IL COMMENTO INDIGNATO DEL SINDACO DI GRAVINA
La profanazione della tomba dei due ragazzini è stata rivelata al sindaco dal papà dei fratellini di Gravina: «un paio di giorni fa mani ignote ma esperte hanno forzato l’ingresso della cappella cimiteriale in cui riposano i due fratellini ed hanno scardinato le lastre di vetro che ricoprono le tombe», scrive ancora Valente rivelando come papà Filippo gli abbia comunicato il fatto in lacrime e con la voce rotta dalla sofferenza. «È fiducioso che le istituzioni, anche attraverso il sindaco, e naturalmente attraverso le forze dell’ordine e la magistratura, possano aiutare a far luce su quanto accaduto, sui motivi di tanto odio vigliacco», spiega il primo cittadino di Gravina, aggiungendo «Ho ascoltato con attenzione e con commozione le parole di Filippo ed ho voluto esprimergli tutta la mia vicinanza».
La profanazione della tomba di Ciccio e Tore, conclude Alesio Valente, apre un interrogativo inquietante e profondo: «Un gesto del genere, che è come sale su una ferita mai rimarginata, è un’offesa non solo ad una famiglia che piange i suoi bambini, ma ad una città intera, che forse con quella triste vicenda non ha ancora fatto del tutto i conti. Ed è forse ora di fermarsi a riflettere, nel nome della verità».
