GREENPEACE/ L’ecologia al potere

- La Redazione

Greenpeace è un'associazione non violenta, che utilizza azioni dirette per denunciare in maniera creativa i problemi ambientali e promuovere soluzioni per un futuro verde e di pace

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Siamo tutti ecologisti. È importante salvaguardare l’ambiente, gli animali, questa terra verso cui spesso non abbiamo rispetto. E Greenpeace si batte in effetti per tutto questo. Greenpeace è un’associazione non violenta, che utilizza azioni dirette per denunciare in maniera creativa i problemi ambientali e promuovere soluzioni per un futuro verde e di pace. Greenpeace è indipendente e non accetta fondi da enti pubblici, aziende o partiti politici. Nasce il 15 settembre del 1971 quando Jim Bohlen, Irving Stowe e Paul Cote noleggiano il peschereccio “Phyllis Cormack” e salpano alla volta di Amchitka, nel Pacifico settentrionale, per protestare contro un imminente test nucleare degli Stati Uniti. Partecipano alla spedizione anche un fotografo e alcuni giornalisti, tra i quali Robert Hunter del “Vancouver Sun”, Ben Metcalfe della Canadian Broadcasting Corporation e Bob Cummings del “Georgia Strait”. Due settimane dopo il peschereccio viene bloccato e l’equipaggio tratto in arresto dalla Guardia Costiera statunitense per non aver eseguito le necessarie operazioni doganali durante una sosta non programmata; dopo un periodo di rinvio la bomba esplode il 6 novembre. Greenpeace non riesce quindi a fermare il test, ma l’impresa del suo equipaggio compare sulle prime pagine dei giornali nordamericani. E da allora Amchitka non è mai più stata utilizzata per i test nucleari. Nel 1975 Greenpeace lancia la sua campagna più famosa, la campagna per la difesa delle balene. L’idea di base è semplice: posizionarsi con i gommoni fra le balene e le navi per bloccare la traiettoria degli arpioni. Come obiettivo, Greenpeace sceglie una flotta sovietica a caccia di capodogli nel Pacifico settentrionale. Le immagini dell’arpione che sfiora le teste dell’equipaggio per poi conficcarsi nella schiena di una balena, diventano un vero e proprio simbolo e quando la “Phyllis Cormack” fa ritorno in California, i membri dell’equipaggio vengono accolti come eroi. Nei dieci anni successivi, Greenpeace continua a crescere. L’organizzazione apre uffici in Europa e in Nord America e comincia ad occuparsi di altri problemi, quali l’inquinamento e i cambiamenti climatici. In questo periodo Greenpeace è stata impegnata con la campagna clima. Il vertice di Copenhagen. Il mondo si aspettava che in occasione del vertice sul clima venissero fatti concreti passi in avanti sul clima, così da gettare le basi per giungere ad un accordo di alto livello a Copenhagen. Così non è stato a differenza di quello che si aspettavano tutti gli ecologisti e gli amanti della natura. La stessa Greenpeace sperava che i governi di tutto il mondo, e i Paesi industrializzati in particolare, trovassero un accordo “salva-clima” ambizioso ed efficace, che permettesse di conseguire i seguenti obiettivi imprescindibili. La temperatura media globale fosse mantenuta ben al di sotto di un aumento di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, per evitare impatti climatici catastrofici. Le crescita delle emissioni globali di gas serra fosse fermata entro il 2015. Le emissioni fossero ridotte drasticamente per arrivare il più vicino possibile allo ZERO entro il 2050. Paesi industrializzati, come gruppo, si impegnassero a ridurre le proprie emissioni di gas serra di almeno il 40% entro il 2020, rispetto ai livelli del 1990. I Paesi industrializzati, come gruppo, sii impegnassero a fornire risorse finanziarie addizionali ai Paesi in Via di Sviluppo pari ad almeno 110 miliardi di euro all’anno (fino al 2020) per supportare la transizione verso un sistema energetico pulito basato su fonti rinnovabili, per fermare la distruzione delle foreste tropicali, e per misure di adattamento agli inevitabili impatti del cambiamento climatico. False soluzioni, pericolose e immature, come l’energia nucleare e la cattura e lo stoccaggio della CO2 da impianti a carbone (CCS) non rientrassero tra le opzioni finanziabili all’interno del Protocollo di Kyoto per ridurre le emissioni. La deforestazione (e le emissioni ad essa associate) fosse fermata in tutti i PVS al più tardi entro il 2020. L’obiettivo “Deforestazione ZERO” fosse raggiunto già entro il 2015 in Amazzonia, Congo e Indonesia. Sono alcuni dei punti importanti per cui si batte Greenpeace. Nell’attesa che prima o poi vinca veramente una visione delle cose che metta al centro della realtà, la natura.

(Franco Vittadini)





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