Galli: “Stiamo tornando come a marzo”/ “Serve lockdown per vaccinazione di massa”
Non sono prospettive rosee quelle dell’infettivologo del Sacco, Massimo Galli, secondo cui l’Italia starebbe ripiombando nella stessa situazione di marzo

L’infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, ribadisce il concetto espresso già un paio di giorni fa nei confronti del governo: mentre l’Italia deve affrontare la pandemia più grave dei tempi moderni, lo Stato litiga. Così il paragone dell’esecutivo con il Titanic viene naturale: “Francamente la situazione politica mi indigna – le parole di Galli ai microfoni del quotidiano torinese La Stampa – sembra l’orchestra che suona mentre il Titanic affonda. Mi pare ci sia ben altro di cui occuparsi in questo momento” in cui “conviviamo con una pandemia disastrosa. Dopo cromatismi regionali vari abbiamo una situazione in peggioramento. Magari non è il momento di distrarsi. Bisognerebbe stringere tutti le fila e aspettare la fine della pandemia per scannarsi”.
Il professore del noto ospedale di Milano non è impressionato dal numero dei decessi, anche se restano altissimi, quanto dalla curva dei contagi: “Il dato più sensibile non riguarda i decessi, che non è detto che siano quotidiani e riguardano malattie protrattesi per settimane, ma ciò che conta è che gli infettati crescono stabilmente e gli ospedalizzati risalgono”.
GALLI: “E’ IL MOMENTO DI PENSARE A PROVVEDIMENTI FERMI”
Una preoccupazione tale al punto che secondo Massimo Galli l’Italia sembrerebbe essere ripiombata nella stessa situazione di marzo, aprile, quando è comparso per la prima volta il coronavirus: “Temo di sì – spiega – il numero dei ricoveri è simile e anche se nella seconda ondata siamo più organizzati ci sono stati 43mila morti, e non è finita”. E il peggio potrebbe arrivare nei prossimi giorni, quando “capiremo quanto pagheremo le festività e poi speriamo non arrivi anche una terza ondata”. Secondo Galli non è da escludere un nuovo lockdown duro, favorito dal vaccino: “è il momento di pensare a provvedimenti fermi da coniugare con il piano vaccinale. Se ci sono le dosi sufficienti si può pensare a una chiusura in tempi brevi per abbassare il contagio e favorire una vaccinazione di massa”.
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