Garlasco, l'ex Pm di Pavia Venditti interviene per precisare che nella precedente inchiesta le prove a carico di Sempio furono dichiarate "inservibili"
Delitto Garlasco, sulle ultime indagini, collegate soprattutto all’impronta del palmo della mano, ritrovata a casa di Chiara Poggi e ora collegata ad Andrea Sempio, interviene l‘ex Pm della Procura di Pavia Mario Venditti, che all’epoca archiviò le prove scientifiche su quello che oggi sembra essere il principale indagato, in concorso con ignoti. Tramite una nota diffusa dal suo avvocato, il magistrato, per bloccare le false notizie potenzialmente diffamatorie che stanno circolando in merito all’andamento della prima inchiesta, ha fatto sapere di non aver mai rappresentato la pubblica accusa nel processo contro Alberto Stasi.
Precisando che la richiesta di approfondire tempestivamente gli accertamenti arrivò proprio dai legali di colui che ad oggi, è ancora l’unico condannato per l’omicidio. Queste analisi, come sottolinea la comunicazione: “Non portarono ad alcun riscontro di anomalie”, e pertanto: “Vennero archiviate perchè dichiarate inservibili ed infruttuose“, come attestò la stessa dichiarazione dei Carabinieri del reparto scientifico che portò poi alla conclusione dell’indagine, come stabilito dal Gip.
Garlasco, l’ex Pm Mario Venditti: “Nuova revisione dovrà tenere conto della sentenza già giudicata”
L’ex procuratore Mario Venditti sulla riapertura del caso Garlasco, ha evidenziato come in passato, tutte le indagini aggiuntive, disposte per analizzare le prove trovate sulla scena del delitto e seguire ipotesi alternative, non avevano dato alcun riscontro tale da poter proseguire con l’inchiesta. Per questo motivo, tramite il suo legale, ha voluto fare qualche precisazione in merito, ricordando anche che ben due vertici di procure generali, avevano respinto le istanze di revisione, dichiarandole inammissibili.
Quindi, come continua a sostenere il magistrato: “La sentenza di condanna a carico di Alberto Stasi ancora oggi resta inamovibile“, non solo perchè “cosa giudicata”, ma anche per la carenza di riscontro oggettivo in merito alle prove sulle quali si erano concentrate in passato le indagini, chieste dagli avvocati di Stasi. Concludendo: “Di questo vincolo dovrà tenere conto la Procura di Pavia, anche alla luce delle nuove prove sulle quali si baserà la nuova istanza di revisione“.