Gaza, retroscena su accordo Israele-Hamas sul piano di Trump: come si è arrivati in 20 ore alla svolta. E Rubio bacchetta Ue: "Un ostacolo per la pace"

GAZA, I RETROSCENA DELL’ACCORDO ISRAELE HAMAS

Le trattative diplomatiche che hanno portato all’accordo tra Israele e Hamas attorno al piano di pace di Donald Trump per Gaza sono state particolarmente intense e hanno visto la partecipazione di mediatori del Qatar, dell’Egitto e della Turchia.

L’intesa è arrivata in appena venti ore: infatti, le trattative sono durate fino alle 2:30 del mattino.
A svelare alcuni retroscena è stato il Corriere della Sera: non c’è stato un singolo momento decisivo, ma una serie di piccoli passi avanti. I negoziatori hanno notato che entrambe le parti diventavano più flessibili man mano che si costruiva fiducia.



Sicuramente è stato importante dividere l’accordo di pace in due fasi distinte e chiare: dal rilascio degli ostaggi al cessate il fuoco permanente. Due le chiavi di volta (o di svolta, in questo caso), secondo due alti funzionari americani che hanno avuto un briefing con la stampa a cui ha preso parte il Corriere: la prima riguarda Hamas, che ha cominciato a ritenere gli ostaggi un peso, non più un vantaggio politico, e ha quindi deciso di liberarli; l’altra riguarda Trump, che ha garantito personalmente che Israele avrebbe rispettato l’accordo, anche sul ritiro graduale, evitando che Netanyahu riprendesse la guerra dopo la liberazione degli ostaggi.



Jared Kushner, Steve Witkoff e Ivanka Trump a Tel Aviv, nella cosiddetta “Hostages Square” (Ansa)

Per quanto riguarda il ruolo del presidente americano, egli ha telefonato più volte ai negoziatori per seguire i progressi e ha promesso una task force americana di duecento soldati per monitorare il cessate il fuoco. Si è dunque mostrato determinato a far rispettare l’intesa. Infatti, i negoziatori americani Steve Witkoff e Jared Kushner sono rimasti in Israele per controllare che tutto procedesse bene. Nel frattempo, sono circolate speculazioni sul fatto che Kushner possa avere un ruolo stabile nel governo, ma probabilmente tornerà ai suoi affari privati.



UE HA MESSO A RISCHIO ACCORDO TRA ISRAELE E HAMAS?

L’operazione si è rivelata un successo diplomatico della Casa Bianca; lo stesso non si può dire per l’Unione europea, che non solo non ha avuto alcun ruolo, ma poteva anzi rappresentare un ostacolo. Kaja Kallas, Alto rappresentante europeo per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, ha assicurato che l’Europa farà di tutto per sostenere l’attuazione del piano di pace; eppure avrebbe voluto sanzionare Israele tempo fa.

Assemblea generale dell’Onu (Ansa)

A Washington, scrive La Verità, non hanno preso bene l’atteggiamento europeo, in particolare quello di alcuni leader, come il presidente francese Emmanuel Macron. Infatti, in un’intervista televisiva il segretario di Stato Marco Rubio, che si è occupato del canale diplomatico con Israele e il Qatar, ha dichiarato apertamente che il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di alcuni Paesi europei ha complicato il percorso verso la pace, che sarebbe potuta arrivare prima.

Hamas, infatti, aveva avuto la percezione di aver ottenuto un risultato importante, e quindi il dialogo aveva subito un rallentamento. «I colloqui con Hamas sono precipitati il giorno in cui Macron ha preso la decisione unilaterale di riconoscere uno Stato palestinese», ha dichiarato Rubio.

Dunque, Hamas poteva rivendicare ciò come un successo, secondo il ragionamento del segretario di Stato americano: «Quei messaggi, sebbene largamente simbolici, hanno un significato importante; in realtà, hanno reso più difficile ottenere la pace e raggiungere un accordo con Hamas, che si è sentita incoraggiata», ha concluso Rubio.