Guerra a Gaza, cosa prevede la proposta di Donald Trump per un accordo globale: dagli ostaggi alla fine dell'invasione, apertura da Israele, Hamas tentenna

Un accordo globale per il rilascio di tutti gli ostaggi in cambio della fine dell’operazione militare a Gaza: è ciò che hanno proposto gli Stati Uniti a Israele e Hamas per porre fine al conflitto.

A svelare il retroscena è Channel 12, secondo cui la proposta prevede che l’esercito israeliano annulli l’operazione “Gideon’s Chariots II” e fermi l’invasione di Gaza City, con la liberazione di migliaia di detenuti palestinesi, mentre Hamas deve rilasciare tutti i 48 ostaggi, vivi e morti. Ma ciò non comporta il ritiro completo dell’IDF da Gaza né garantirebbe la fine della guerra.



Per quanto riguarda i negoziati di pace, scatterebbero subito dopo il cessate il fuoco e sarebbero gestiti direttamente dal presidente americano. Fonti vicine al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu hanno affermato che Israele sta valutando seriamente la proposta del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ma si aspetta che Hamas – che non ha ancora risposto – la rifiuti.



Striscia di Gaza, bomba distrugge campo a Deir al-Balah (ANSA-EPA 2025)

Altri particolari sono stati forniti dal giornalista di Channel 12, Amit Segal, il quale su X ha spiegato che la proposta in questione prevede modifiche significative rispetto alle offerte precedenti.

GAZA, I DETTAGLI DELLA PROPOSTA DI TRUMP

La proposta di Trump per un accordo globale a Gaza prevede che i 48 ostaggi israeliani vengano rilasciati il primo giorno dell’accordo, insieme a centinaia di prigionieri palestinesi condannati per omicidio e migliaia di altri detenuti. Israele deve interrompere l’operazione per occupare Gaza City e avviare contestualmente i negoziati sotto la supervisione personale di Trump per porre fine alla guerra.



Finché i negoziati saranno in corso, le ostilità non riprenderanno. A Hamas verrebbe chiesto di fare affidamento sulle dichiarazioni di Trump a favore della fine della guerra e sul presupposto che, una volta che gli ostaggi saranno tornati a casa, Israele troverà politicamente difficile, sia a livello nazionale che internazionale, continuare il conflitto“, aggiunge il giornalista.

Infatti, Israele non avrebbe più avuto la legittimità né interna né internazionale per continuare a combattere. Segal ritiene che il fatto che Hamas non abbia ancora risposto alla proposta di Trump suggerisca che all’interno dell’organizzazione vi sia disaccordo su come procedere. Ciò che preoccupa maggiormente Hamas è il timore di una sconfitta in caso di conquista di Gaza City. Invece, per Israele la proposta sarebbe accettabile in linea di principio.

“HAMAS STA VALUTANDO DI UCCIDERE OSTAGGI”

Nelle ultime ore il giornalista ha riportato anche che la Casa Bianca ha chiarito ad Hamas che se gli ostaggi vivi subiranno danni, Israele eliminerà i leader di Hamas all’estero. Un segnale che arriva in una fase particolare, nella quale Hamas sta cercando di sfruttare gli ostaggi vivi per impedire all’IDF di conquistare Gaza City.

Infatti, il giornalista ha riportato che da un lato è un tentativo di manipolare emotivamente gli israeliani, dall’altro Hamassta valutando la possibilità di uccidere gli ostaggi e di farlo sembrare un omicidio perpetrato dai soldati dell’IDF, al fine di sconvolgere la società israeliana e costringerla a porre fine all’operazione a Gaza City e forse alla guerra a Gaza nel suo complesso“.

Segal, però, segnala che “i leader di Hamas farebbero bene a ricordare che, indipendentemente da dove si trovino, l’apparato di sicurezza israeliano li ha messi nel mirino. E mentre possono provare a giocare con la psicologia dell’IDF a Gaza City, una volta che Gerusalemme deciderà che i giorni dei leader di Hamas su questa terra sono contati, sarà solo questione di tempo prima che vengano rimandati al creatore“.