Il mondo arabo ed europeo ha espresso il proprio sostegno al piano di pace che è stato presentato ieri dal presidente degli Stati Uniti per Gaza

Sia i leader del mondo arabo quanto quelli europei, hanno accolto con favore il piano di pace che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha presentato per Gaza insieme a Benjamin Netanyahu. Ricapitolando brevemente, si tratta di una proposta – che è già stata respinta da Hamas – e che prevede il rilascio degli ostaggi in mano ai ribelli palestinesi ancora vivi (20 persone), più i resti di quelli che sono purtroppo deceduti.



Il rilascio deve avvenire nel giro di 3 giorni e in cambio Israele concederà ad Hamas centinaia di cittadini palestinesi che sono stati arrestati in questi due anni di guerra. Il piano è articolato in 20 punti e prevede anche che Hamas, una volta conclusa la guerra, non abbia alcun ruolo nel futuro governo di Gaza, pur non escludendo la creazione di uno stato palestinese. “Netanyahu avrà il sostegno degli Stati Uniti nella distruzione di Hamas se il piano non verrà accettato”, ha aggiunto Trump, facendo chiaramente capire quali potranno essere le conseguenze di una non accettazione del piano. Secondo l’Autorità Nazionale Palestinese, che governa la Cisgiordania, il piano di Trump è “sincero e determinato”.



L’autorità ha spiegato di voler “rinnovare il suo impegno congiunto a collaborare con gli Stati Uniti, gli stati della regione e i partner” di modo da poter concludere la guerra a Gaza. La reazione di Emirati Arabi Uniti, Qatar, Egitto, Giordania, Pakistan, Turchia e Indonesia è giunta attraverso una dichiarazioni congiunta firmata dai ministri degli esteri dei vari stati, facendo sapere di accogliere con favore la “leadership di Trump e i suoi sinceri sforzi per porre fine alla guerra a Gaza”. Si dicono inoltre pronti a collaborare con Washington per concludere e attuare l’accordo che dovrebbe portare a una “soluzione a due stati, in base alla quale Gaza è pienamente integrata con la Cisgiordania in uno stato palestinese”.



PIANO DI PACE A GAZA, LE REAZIONI DELL’UE, STARMER E MACRON

Antonio Costa, presidente del consiglio europeo, ha invece detto di essere “incoraggiato dalla risposta positiva del Primo Ministro Netanyahu” aggiungendo che “tutte le parti devono cogliere questo momento per dare una reale possibilità alla pace”. Sulla vicenda si è espresso anche Keir Starmer, primo ministro britannico, nazione che per certi versi verrà tirata in ballo in prima persona con il nuovo accordo in quanto fra coloro che “governeranno” Gaza dopo l’eventuale pace raggiunta vi sarà anche l’ex primo ministro Tony Blair.

Il premier britannico ha giudicato in maniera positiva il piano di pace, invitando tutte le parti in gioco a collaborare con gli Stati Uniti di modo che questa intesa possa divenire realtà. Rivolgendosi ad Hamas ha chiesto ai ribelli palestinesi di accettare il piano in questione, liberando gli ostaggi e deponendo le armi. Soddisfatto anche il presidente francese, Emmanuel Macron, che così come gli altri leader di cui sopra si è detto pronto a collaborare per raggiungere la pace definitiva, invitando poi a delle discussioni approfondite con tutte le nazioni interessate, per costruire una pace nella regione che sia duratura e dare vita alla soluzione a due stati.

Palestinesi cercano riparo durante uno Strike israeliano su Gaza City, 27 settembre 2025 (Ansa)

PIANO DI PACE A GAZA, LE REAZIONI PALESTINESI

La BBC ha infine riportato le parole di una fonte palestinese che è a conoscenza del progetto di pace di Trump e soprattutto dei negoziati, e che ha fatto sapere che alcuni esponenti del governo egiziano e qatariota avrebbero già presentato la proposta della Casa Bianca ad Hamas in quel di Doha, in Qatar. Un alto funzionario di Hamas ha infine fatto sapere che i ribelli sono pronti a qualsiasi proposta pur di raggiungere la pace e porre fine alla guerra, ma serve una intesa che permetta di salvaguardare gli interessi palestinesi.

Ha inoltre fatto chiaramente capire che le ostilità devono cessare il prima possibile: “finchè l’occupazione continuerà le armi saranno una linea rossa”, concludendo che la questione degli armamenti potrà essere discussa solo una volta che lo stato della Palestina sarà dichiarato indipendente.