Gaza, i dettagli del piano choc Usa rivelati dal Washington Post: "Via abitanti per 5mila dollari, sarà un resort". Ma Hamas lo boccia: "Non è in vendita"
Il piano con cui Donald Trump vuole trasformare la Striscia di Gaza non piace ad Hamas che, dopo le prime indiscrezioni circolate nelle ultime ore, interviene tramite un membro del suo ufficio politico. Si tratta di Bassem Naim, il quale ha criticato aspramente la proposta trapelata dal Washington Post: “Gaza non è in vendita, ma è parte integrante della grande patria palestinese“.
Un altro responsabile di Hamas, rimasto anonimo, ha ribadito il “rifiuto di Hamas e del nostro popolo” a questo piano e a tutti quelli che prevedono la deportazione dei palestinesi, mantenendo “l’occupante” sulle “nostre terre“, mentre il Dipartimento di Stato americano e la Casa Bianca non hanno fornito commenti.
COSA PREVEDE IL PIANO BOSTBELLICO DI GAZA
L’iniziativa prospetta il trasferimento verso paesi terzi o in aree designate come sicure all’interno della Striscia, mentre proseguirebbero le attività di ricostruzione, che aumenterebbero il valore dell’enclave di 324 miliardi di dollari, secondo i calcoli di chi ha realizzato il documento. Il piano prevede anche l’uso di circa il 30% dei terreni pubblici di Gaza – affittati al Trust per un massimo di 99 anni. Inoltre, Gaza resterebbe sotto l’ala americana per circa 10 anni.
Il piano introduce anche un sistema di compensazione fondiaria: i proprietari di terreni riceverebbero un “token digitale” rilasciato da un trust, che conferirebbe loro il diritto di riqualificare le proprie proprietà. Questo strumento potrebbe essere utilizzato per sostenere una nuova esistenza all’estero o convertito, in futuro, in un appartamento all’interno di una delle 6-8 nuove “città intelligenti” da edificare sul territorio di Gaza.

Gli abitanti di Gaza che scelgono di trasferirsi in un altro paese riceverebbero 5mila dollari, 4 anni di sussidi per l’affitto e un anno di sussidi alimentari. Il piano presuppone che il 25% degli anti di Gaza sceglierebbe di lasciare il paese, e di questi, il 75% sceglierebbe di non tornare.
In questo modo si risparmierebbero 23mila dollari su ogni trasferimento palestinese rispetto ai costi di sostegno a coloro che rimangono all’interno di Gaza. In nessun momento il documento affronta il diritto internazionale, l’opposizione palestinese al trasferimento di massa o l’opposizione a questo piano da parte di altri stati arabi, che hanno a lungo chiesto uno stato e l’autodeterminazione per i palestinesi.
L’obiettivo finale di questo piano è l'”autogoverno di Gaza sotto gli accordi di Abramo“, un quadro che stabilisce relazioni diplomatiche con Israele, anche se non c’è menzione di uno stato palestinese ufficialmente riconosciuto.
