Elkann mette in vendita Gedi: La Stampa potrebbe finire al gruppo Nem, Repubblica ai greci di Kyriakou, dietro cui ci sarebbe l'Arabia Saudita...
ELKANN DICE ADDIO A GEDI: REPUBBLICA E LA STAMPA IN VENDITA
Sono giornate cruciali per il futuro del gruppo Gedi, perché Elkann ha deciso di vendere Repubblica, La Stampa e le radio Deejay, Capital e m2o. La firma non è ancora arrivata, anche perché mancherebbe una proposta concreta, ma non ci sarebbero dubbi sulla cessione di Gedi. Stando a quanto riportato dal Giornale, la vendita più vicina sarebbe quella de La Stampa, visto che ci sarebbero colloqui con il gruppo Nem (Nord Est Multimedia), a cui erano stati venduti Il Corriere delle Alpi, Messaggero Veneto, Il Mattino di Padova, La Nuova Venezia e La Tribuna di Treviso due anni fa proprio da Exor.
A guidare il gruppo è Enrico Marchi, che è a capo della società che controlla gli aeroporti veneti e Banca Finint, mentre gli imprenditori che ne fanno parte sono i Carraro, i Benedetti, i Banzato e Confindustria di Udine e Vicenza.
Più lunga potrebbe rivelarsi la vendita di Repubblica e delle tre radio, a meno che non si decida di scorporarle. In questo caso ci sarebbero contatti con un gruppo greco che fa capo a Kyriakos Kyriakou. Del gruppo si sa poco, così come delle sue dimensioni economiche, ma la sua crescita sarebbe spinta dai finanziamenti arrivati dall’Arabia Saudita, che ora potrebbe indirettamente mettere piede in Italia.
I NUMERI DEL FLOP DI ELKANN CON GEDI
Le prima ipotesi sulla cessione di Gedi hanno fatto la loro comparsa un anno fa, ora prende forma l’uscita di Exor dal mondo dei giornali dopo cinque anni. Elkann sperava in un’esperienza diversa da editore, invece Gedi ha accumulato perdite dirette che ammontano a 360 milioni di euro, ma si arriva a 500 milioni se si tiene conto anche delle perdite per l’acquisizione del pacchetto di controllo dalla Cir.
Ci sono altri numeri che fotografano bene il fallimento dell’operazione: nel 2019 il gruppo fatturava 600 milioni, invece alla fine dell’anno scorso i ricavi ammontavano a 386 milioni. Un calo che però è dovuto anche alle cessioni delle testate, come l’Espresso e Secolo XIX, oltre che alla crisi delle vendite e al peso delle strutture. Sui bilanci pesa anche il crollo del valore delle testate: Repubblica valeva 150 milioni quando Elkann è arrivato, ora 65 milioni.
Discorso simile per La Stampa. Il patrimonio netto in quattro anni è sceso da 226 milioni a 68 milioni, con i debiti che invece sono raddoppiati. Elkann ha provato a invertire la rotta, ma l’unico business vincente è stato quelle delle radio. Ora l’obiettivo è limitare i danni, ma ciò dipende dal prezzo che verrà concordato con i potenziali acquirenti. L’ipotesi, spiega Il Giornale, è di un ricavo complessivo di massimo 150 milioni, quindi Elkann non riuscirà a recuperare il suo investimento.