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Home » Economia e Finanza » Economia UE » GERMANIA, 200 MLD PER IL CARO GAS/ Un’altra prova che non esiste una soluzione Ue

  • Economia UE
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GERMANIA, 200 MLD PER IL CARO GAS/ Un’altra prova che non esiste una soluzione Ue

Paolo Annoni
Pubblicato 30 Settembre 2022
Il Cancelliere tedesco Olaf Scholz con la Presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen (LaPresse)

Il Cancelliere tedesco Olaf Scholz con la Presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen (LaPresse)

Il Governo tedesco si appresta a stanziare 200 miliardi per limitare i costi delle bollette di famiglie e imprese. In Italia non si vuole nemmeno estrarre più gas

Il Governo tedesco si appresta a varare una manovra da 200 miliardi di euro per limitare i costi delle bollette di famiglie e imprese. Il cancelliere Scholz ha dichiarato che nessuno verrà lasciato indietro: pensionati, dipendenti, famiglie, grandi e piccole imprese. È emblematico che l’annuncio sia stato fatto nel giorno in cui l’inflazione tedesca raggiunge la doppia cifra e sfonda livelli che non si vedevano dall’introduzione dell’euro. Non c’è possibilità di ridurre l’inflazione, preservare il potere d’acquisto delle famiglie e salvare il sistema industriale se i prezzi di gas e elettricità per il sistema rimangono quelli di oggi.


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La cifra, pari al 5% del Pil, dice probabilmente di più; il sistema in quanto tale non è in grado di reggere a queste condizioni e la pace sociale è seriamente minacciata. Fatte le proporzioni, l’Italia che ha una popolazione e una produzione industriale inferiore dovrebbe mettere in campo, se volesse seguire la Germania, una cifra compresa tra i 100 e i 150 miliardi di euro; è un importo che vale diverse finanziarie.


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La decisione di ieri segnala che il Governo tedesco non crede a una soluzione europea. Se una soluzione europea fosse imminente la Germania non avrebbe deciso, in autonomia, di investire 200 miliardi di euro per frenare gli impatti economici e sociali della crisi energetica. In Europa si va in ordine sparso e ogni Paese membro va per la sua strada. Spagna e Portogallo hanno ottenuto un’eccezione dall’Unione e si sono svincolati dal TTF e dal mercato europeo. La Germania tira fuori 200 miliardi di euro. La Polonia apre un nuovo gasdotto nel Mar Baltico e così via. Cosa rimanga dell’Europa in uno scenario in cui le imprese e le famiglie tedesche o spagnole sopravvivono e quelle italiane no, è un mistero; come possa sopravvivere un’unione politica e monetaria a queste fratture è incomprensibile. Questa non è una crisi finanziaria che si risolve stampando moneta. È una crisi che apre voragini all’interno dell’Europa e che mette in pericolo tutta la piattaforma del Vecchio continente, euro incluso. Non si può tenere insieme, a costi impossibili, una costruzione che si frantuma in questo modo tra Stati con costi energetici che sono un quarto degli altri e altri Stati che coprono la differenza. La crisi dei debiti sovrani che sta montando e che i mercati finanziari vedono fin da Marte è un multiplo di qualsiasi cosa si sia vista finora nell’euro.


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La seconda considerazione è quale pressione verrà esercitata sui Paesi che non apriranno scudi su famiglie e imprese. I cittadini italiani dovranno mettere decine di miliardi di euro che il Governo di Berlino mette per i tedeschi. Questo però non è il problema principale. La questione decisiva è che non c’è alcuno scudo per le imprese. L’Italia rischia di uscire da questa crisi con una desertificazione industriale mai vista. È inspiegabile che nemmeno di fronte a questo scenario si parli di riapertura delle trivellazioni perché l’Italia ha tanto, tantissimo gas. È difficile credere che sia solo una questione di ambientalismo in un contesto in cui si rischia di compromettere la pace sociale.

Perché nessuno fa nulla per salvare l’Italia con i soldi o con il gas? È solo una questione di incoscienza, incompetenza e cattiva politica? Altrimenti chi ha deciso che l’Italia non possa uscire in piedi da questo frangente?

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Tags: InflazioneOlaf ScholzRecessioneEconomia Germania

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