Giacomo Bozzoli, Corte europea dei diritti dell'uomo dichiara ammissibile il ricorso del condannato per l'omicidio dello zio in fonderia. Cosa succede ora
GIACOMO BOZZOLI, RICORSO ALLA CORTE EUROPEA AMMISSIBILE
La Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato ammissibile il ricorso presentato dagli avvocati di Giacomo Bozzoli, imprenditore bresciano di 40 anni condannato in via definitiva all’ergastolo un anno fa per l’omicidio dello zio Mario, scomparso l’8 ottobre 2015.
Secondo la ricostruzione giudiziaria, Mario Bozzoli sarebbe stato ucciso e poi bruciato nel forno della fonderia di famiglia a Marcheno, dove zio e nipote lavoravano insieme.
La decisione della Corte europea non comporta una riapertura del caso o che il processo italiano venga annullato; per la Corte ci sono elementi sufficienti per approfondirlo.
In sostanza, il caso è aperto su un altro fronte: la Corte europea dovrà ora stabilire se durante il processo italiano siano stati rispettati tutti i diritti fondamentali di Giacomo Bozzoli, in particolare il diritto alla difesa.
OMICIDIO MARIO BOZZOLI, IL CAMBIO DELL’ACCUSA
In particolare, i suoi legali contestano il fatto che, durante il processo di primo grado, l’accusa sia cambiata quasi alla fine del dibattimento. All’inizio, infatti, si ipotizzava che Giacomo Bozzoli avesse ucciso lo zio e si fosse poi sbarazzato del corpo in un luogo imprecisato, lontano dall’azienda.
Solo in un secondo momento – dopo un esperimento giudiziario in cui fu bruciato un maialino in un forno da fonderia per simulare cosa accadrebbe a un corpo umano – l’accusa è stata modificata, sostenendo che il cadavere fosse stato incenerito direttamente nel forno della fonderia. Questa versione è poi stata accolta in tutti i gradi di giudizio.
La nuova ricostruzione ha avuto anche un’altra conseguenza: è stato aperto un procedimento a carico di Oscar Maggi, un operaio della fonderia, accusato di aver aiutato Bozzoli a mettere in atto il piano. In particolare, gli si contesta di aver riattivato l’impianto di aspirazione dei fumi, che si era bloccato in seguito a una fumata anomala.
Secondo gli inquirenti, quella fumata sarebbe stata causata dalla combustione del corpo di Mario Bozzoli, e costituirebbe una prova fondamentale del delitto.