Giordano Bruno, il 17 febbraio di 420 anni fa fu bruciato vivo. La sua polemica contro i “servi del potere” resta attuale: l'eco del pensiero del filosofo non si è spenta
GIORDANO BRUNO, 420 ANNI DOPO IL ROGO: L’ECO DEL SUO PENSIERO
Giordano Bruno fu bruciato vivo il 17 febbraio 1600 in seguito alla sentenza di un processo durato otto anni. La “colpa” del filosofo era l’eresia: le sue idee audaci erano contrarie alla dottrina della chiesa cattolica. Si uccise il suo corpo, ma non il suo pensiero, la cui traccia ha resistito al trascorrere dei secoli e ha segnato la storia. L’eco della sua vita, del processo e del rogo si è spenta per oltre due secoli, ma con la presa di Roma da parte delle truppe di Napoleone furono aperti gli archivi del Vaticano e la sua storia venne alla luce. Giordano Bruno è ricordato soprattutto per il “torto” subito anziché per il pensiero filosofico che aveva concepito. E quando si ritrovò ad ascoltare il verdetto atroce, dopo otto anni di detenzione e sevizie, ebbe la forza di rivolgersi ai suoi accusatori con una frase memorabile che in quanto tale è rimasta nella storia: «Forse voi giudici pronunciate la sentenza contro di me con più paura di quanto io ne abbia nell’ascoltarla».
