Processo omicidio Giulia Tramontano, sentenza d'appello: confermato ergastolo ad Alessandro Impagnatiello, ma esclusa l'aggravante della premeditazione
Confermato l’ergastolo, ma esclusa la premeditazione: è questa, in sintesi, la decisione presa dalla Corte d’Appello di Milano nei confronti di Alessandro Impagnatiello per l’omicidio di Giulia Tramontano.
«Non posso pronunciarmi, non conoscendo le motivazioni, che saranno depositate entro il 15 settembre. Valuteremo se sollecitare la Procura a esperire ricorso in Cassazione per verificare eventuali vizi nelle motivazioni in ordine all’esclusione dell’aggravante della premeditazione», ha dichiarato a Ore 14 il legale della famiglia Tramontano, l’avvocato Giovanni Cacciapuoti.
Inoltre, ha confermato il turbamento dei suoi clienti per quanto riguarda l’esclusione della premeditazione. «La famiglia ne rimane turbata, a prescindere dalla pena. Hanno un carico emotivo, poi vedere escludere tale circostanza non è semplice. Io ho parlato con loro e li ho tranquillizzati, perché vi è piena conferma della sanzione».
Per quanto riguarda la richiesta della giustizia riparativa, la Corte si è riservata la decisione. «Non è in grado di incidere sulla quantificazione della pena già determinata, riguarda un percorso riabilitativo», ha aggiunto il legale.
ALESSANDRO IMPAGNATIELLO DURANTE L’UDIENZA
«Questo percorso potrebbe generare eventuali benefici che non hanno a che fare con il giudizio di merito, eventuali benefici di carattere lavorativo», ha precisato l’avvocato Cacciapuoti.
Per quanto riguarda la presenza in aula di Alessandro Impagnatiello, l’inviata di Ore 14 ha dichiarato che l’imputato ha seguito la discussione prima della sentenza: «Aveva anche atteggiamenti di disapprovazione quando parlava il procuratore generale. Era seduto a poca distanza dai genitori di Giulia Tramontano, ma i loro sguardi non si sono mai incrociati».
BRUZZONE: “ESCLUSA PREMEDITAZIONE? LETTURA ALTERNATIVA”
Per Roberta Bruzzone, l’unica nota stonata della sentenza è l’esclusione della premeditazione, ma a Ore 14 ha spiegato che probabilmente l’interpretazione della Corte d’Appello di Milano è stata diversa da quella fatta in primo grado.
«Questa Corte evidentemente ha privilegiato una lettura alternativa. Forse ha seguito il ragionamento della difesa dell’imputato, ma non conosciamo ancora le motivazioni», è l’ipotesi della criminologa.