Giulia Tramontano, il post della sorella Chiara per il compleanno/ “Vorrei pace per entrambe”

- Giovanna Tedde

Giulia Tramontano oggi avrebbe compiuto 30 anni e avrebbe festeggiato con la sua famiglia, la stessa che chiede giustizia per lei e per il bimbo che portava in grembo, Thiago

Chiara Tramontano, sorella di Giulia Chiara Tramontano, sorella di Giulia, al processo contro Alessandro Impagnatiello (ANSA 2024, Matteo Bazzi)

Mentre è in corso il processo per l’omicidio di Giulia Tramontano, che oggi avrebbe compiuto 30 anni, la sorella le ha dedicato un post per ricordarela con un pensiero rivolto anche al piccolo Thiago, ucciso con lei un anno fa poche settimane prima di nascere, in occasione del suo compleanno.

Il primo grado di giudizio è in corso a Milano e la famiglia della vittima ha chiesto la massima pena per l’imputato, il compagno Alessandro Impagnatiello, accusato di aver assassinato la compagna e il figlio nel loro appartamento per poi simularne la sparizione e tentare di sviare le indagini. “Vorrei pace per entrambe“, ha scritto Chiara Tramontano sui social sottolineando come la loro vita sia stata devastata irrimediabilmente dall’efferato delitto che ha scosso l’Italia intera. L’ex barman aveva denunciato la scomparsa della convivente spingendo per l’ipotesi di un allontanamento volontario. La sua versione, però, sarebbe crollata sotto il peso di evidenze investigative che lo avrebbero portato alla sbarra con un pesantissimo quadro di elementi a carico.

La difesa punta ad evitare l’ergastolo

L’omicidio di Giulia Tramontano e del piccolo Thiago, il bimbo che portava in grembo e che sarebbe nato nel cuore della scorsa estate, è avvenuto a Senago, in provincia di Milano, il 27 maggio 2023. Due vite spezzate, secondo l’accusa, dal compagno della 29enne e padre del bimbo, Alessandro Impagnatiello, oggi a processo per il delitto davanti alla Corte d’Assise del capoluogo lombardo. La giovane era incinta al settimo mese di gravidanza quando, stando alla ricostruzione a carico dell’imputato, sarebbe stata colpita con 37 coltellate senza avere possibilità di difendersi. L’aggressione sarebbe avvenuta alle spalle, con la vittima colta di sorpresa da una scarica di fendenti sferrati in rapida successione. Dopo il delitto, il 30enne avrebbe cercato di distruggere il cadavere dandolo alle fiamme prima nel bagno dell’abitazione e poi in garage, senza però riuscirvi. Lo avrebbe quindi trasportato in una zona poco distante per abbandonarlo dietro alcuni box auto. Il suo tentativo di depistaggio sarebbe durato alcuni giorni prima di essere scoperto.

La difesa di Impagnatiello avrebbe depositato una consulenza nella quale si ipotizzerebbe “un blackout mentale al momento dei fatti. La strategia sarebbe quella di puntare al vizio di mente per evitare l’ergastolo, pena che si profila all’orizzonte con la contestazione dell’aggravante della premeditazione. Per gli inquirenti, Impagnatiello aveva pianificato tutto già da mesi e a documentarlo sarebbero alcune ricerche online su come uccidere la compagna e il feto usando del veleno per topi. Tracce di topicida sarebbero state rilevate dall’autopsia e la vittima, da tempo, avrebbe lamentato con i parenti di soffrire di continui dolori allo stomaco e di sentire un sapore amaro in ciò che beveva e mangiava. Poche ore prima del ritrovamento del cadavere, lui avrebbe portato avanti una versione sempre più friabile davanti agli investigatori, apparendo piuttosto distaccato nel ripercorrere i fatti che avevano preceduto la scomparsa. In sede di perquisizione domiciliare, come mostra un video trasmesso da Quarto Grado, quando un carabiniere aveva estratto una bustina sospetta dal suo zaino, chiedendogli “Pure il topo c’hai?“, lui aveva risposto prontamente: “Quello è veleno per topi, sa perché? Quando ci fumiamo le canne post lavoro, sui gradoni di piazza Croce rossa, arrivano panteganoni così grossi… e abbiam buttato un po’ di roba in giro“.







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