Giuseppe Remuzzi/ “Nuovo lockdown totale potrebbe non risolvere tutto”

- Carmine Massimo Balsamo

Giuseppe Remuzzi evidenzia ai microfoni di Piazzapulita: "Sono i ragazzi tra i 20 ed i 29 anni a trasmettere di più il coronavirus"

giuseppe remuzzi (Piazzapulita)

Continua il dibattito sulle misure previste dal nuovo Dpcm per combattere l’emergenza coronavirus, il professor Giuseppe Remuzzi accende i riflettori su un dato da non sottovalutare. Intervenuto ai microfoni di Piazzapulita, ha messo in evidenza: «Bisogna capire chi è che contagia di più, uno studio di questi giorni suggerisce che la fascia d’età più delicata per trasmettere l’infezione è probabilmente quella tra i 20 ed i 29 anni, mentre non lo sono le persone fino ai 19 anni ed è molto stabile la trasmissione del contagio tra le persone che hanno un’età più avanzata». Il direttore dell’istituto Mario Negri ha dunque spiegato: «Rispetto alle misure del Governo questo farebbe pensare che l’idea di evitare quegli assembramenti di giovani in tarda serata sarebbe una misura importanti. Ci sono tanti dati fatti da studiosi importanti che suggeriscono che sono i ragazzi più grandi a trasmettere soprattutto il virus, non le scuole o i licei. Ragazzi che di solito non si ammalano», senza dimenticare che «quelli che muoiono sono in gran parte le persone che hanno più di 65-70 anni».

Giuseppe Remuzzi: “Non è detto che un lockdown generale risolverebbe tutto”

Il nuovo lockdown totale potrebbe non essere la soluzione definitiva, ha aggiunto Giuseppe Remuzzi: «Il lockdown totale sarebbe molto semplice, ma ci sono molti dati che ci dicono che questo non risolverebbe i problemi. E poi bisogna calcolare anche il peso sulla salute dei conflitti sociali e della incapacità di lavorare: se chiediamo alle persone di smettere di lavorare, tanti possono chiudere le attività ma quelle attività potrebbero non riaprire più anche se gli diamo dei soldi. Sono decisioni molto delicate e molto difficili da prendere». Il professore ha poi parlato di un altro importante studio, che accende i riflettori sull’importanza di distanziamento, mascherina e lavaggio delle mani: «Mi ha impressionato un lavoro uscito su Nature che fa vedere che negli Stati Uniti se il 95% delle persone avesse dei comportamenti corretti si può calcolare che dal 22 settembre alla fine di febbraio si risparmierebbero 130 mila morti. Se lo facesse l’85%, si risparmierebbero 89 mila morti. Credo che la cosa più importante sia avere un equilibrio tra tutte le misure».





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