Oggi al Meeting tornano don Camillo, Peppone e i loro amici guareschiani. Ci parleranno del Crocifisso che sorride. Anche quando non ce ne accorgiamo

Don Camillo, Peppone e il Crocifisso che sorride, questo il titolo dell’intervento dedicato a Giovannino Guareschi, in programma nella sala Conai A4, alle 17 di martedì 26 agosto, al Meeting 2025. La squadra è sempre la solita, a Rimini da un bel po’ di annetti: Enrico Beruschi, Eugenio Martani, Corrado Medioli, Gianni Govi, il “nostro” don Camillo (al secolo don Giancarlo Plessi) e il sottoscritto Egidio Bandini.



L’idea che il Cristo in croce possa sorridere, qualche secolo fa (ma forse anche in anni non proprio lontanissimi) sarebbe stata considerata una follia. Ma questo, a Giovannino Guareschi, che aveva inventato il dialogo fra don Camillo e Gesù, appariva non solo normale, ma addirittura logico, inevitabile, pensando al rapporto del Creatore con le sue creature.



Eh, sì, sembra strano, ma il Crocifisso di don Camillo sorride e lo fa più spesso di quanto non si creda: ed è un sorriso disarmante, un sorriso assoluto. Il sorriso di Dio, che canta un grande poeta della canzone italiana, Roberto Vecchioni in Chiamami ancora amore del 2011: “[…] chiamami ancora amore, chiamami sempre amore, in questo disperato sogno tra il silenzio e il tuono, difendi questa umanità anche restasse un solo uomo, chiamami ancora amore, chiamami sempre amore. Perché le idee sono come farfalle che non puoi togliergli le ali, perché le idee sono come le stelle che non le spengono i temporali, perché le idee sono voci di madre che credevamo di avere perso e sono come il sorriso di Dio in questo sputo di universo”.



Giovannino Guareschi (1908-1968) (foto dal web)

E ancora padre Gianni Fanzolato: “Come ride di gusto Dio. Sulle nostre manie, sulla mode che passano, sui cultori dell’effimero, come sorride sui soldi accumulati e i cuori ingombri, sulle storie strappalacrime e inventate, sui concorsi di bellezza e gli idoli e stravaganze. Sorride perché sa che tutto si riduce in polvere. Ma poi, guardando quaggiù si ricorda che siamo suoi figli e chiudendo un occhio per amore continua a sorriderci e la vita non finisce, perché in fondo è l’uomo il vero sorriso di Dio”.

Per questo il Crocifisso dell’altare maggiore nella chiesa di Brescello sorride al suo pretone, in quei dialoghi che abbiamo messo in carta nel volume In dialogo con Cristo. La lezione di don Camillo, che non solo avrà spazio nel nostro incontro, ma il prossimo 16 settembre sarà presentato a Roma, alla Camera dei deputati.

Anche questo è, se vogliamo con un piccolo peccato di presunzione, un sorriso del Cristo, che ci gratifica delle nostre piccole e grandi fatiche e, come per don Camillo, ci conforta nei momenti tristi. E questo Giovannino Guareschi lo aveva capito benissimo. L’unico dubbio che resta è se noi lo sappiamo cercare e vedere ancora, questo sorriso di Dio, di Gesù che dall’alto della Croce esprime, sorridendo, la sua misericordia infinita.

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