Con la situazione ad Haiti sempre più complessa, l'Arcivescovo Mésidor si unisce agli appelli di Papa Leone XIV: cosa sta succedendo nel paese
Dopo il recentissimo appello di Papa Leone XIV sulla precaria e complessa situazione ad Haiti, sul tema è intervenuto anche l’Arcivescovo Max Leroys Mésidor per dare ulteriore vigore alla richiesta del Pontefice di rapidi interventi da parte della comunità internazionale affinché sostenga la difesa del governo (per così dire) “regolare” dalle sempre più evidenti ingerenze delle bande criminali che ormai governano su buona parte della capitale Port-au-Prince.
Prima di arrivare alle parole dell’Arcivescovo, è utile fare un passetto indietro per capire meglio cosa stia succedendo sul territorio – a dir poco martoriato – di Haiti: storicamente, dalla fine del periodo coloniale francese il paese nei Caraibi ha vissuto periodo di complessa povertà, culminati con la lunghissima dittature dei “Doc” durata all’incirca 30 anni; mentre il colpo di grazia l’ha inflitto il terremoto del 2010.
Con la salita al potere di Jovenel Moïse, Haiti sembrava starsi avviando verso un nuova rinascita me proprio in quel periodo – per garantirsi il loro appoggio politico – il presidente instaurò una serie di accordi con le bande criminali, sancendo la nascita del gruppo “G9 an fanmi”: cruciale nella storia del paese fu, poi, l’assassinio dello stesso Moïse in seguito al quale salì al potere Ariel Henry che promise – senza rispettarlo – elezioni immediate.

Con Henry al comando e delle elezioni che ad Haiti sembravano impossibili da tenere, il gruppo G9 iniziò la sua operazione di conquista della capitale e dopo aver reso possibile l’evasione di massa dal carcere della capitale nel marzo 2024 la situazione è precipitata nell’attuale baratro: oggi le bande criminali comandano sulla quasi totalità del territorio di Port-au-Prince tra scontri con le (pochissime) forze dell’ordine, rapimenti sempre più frequenti e assassini che pesano soprattutto sui civili.
L’appello dell’Arcivescovo Mésidor: “Ad Haiti serve l’aiuto delle comunità internazionale, ma anche dei cittadini onesti che rifiutano la violenza”
In questa complessa situazione che Haiti sta vivendo, si inserisce l’appello di ieri di Papa Leone XIV che oggi è stato colto – mentre la comunità internazionale resta indifferente – dall’Arcivescovo della capitale haitiana Mésidor con un breve discorso tenuto in queste ore e nel quale (quasi ovviamente) ha ringraziato il Pontefice per la sua attenzione che spezza l’indifferenza.
Il recente rapimento di otto persone dall’orfanotrofio di Kenscoff – del quale vi avevamo parlato in quest’altro articolo -, secondo monsignor Mésidor altro non è se non la dimostrazione che ad Haiti si sta “perdendo il senso della vita“, oltre – se non soprattutto – che della “della dignità umana”, con la Chiesa che non può far altro se non notare e ricordare costantemente che “il crimine” sul territorio “non conosce limiti” soprattutto a causa della mancanza completa di “di personale e di mezzi” per combattere l’emergenza.
Un grido – quello del Pontefice – che secondo l’Arcivescovo deve anche risuonare nelle orecchie e nei cuori “degli haitiani” ai quali spetta l’importante compito di reagire per dare attuazione a un necessario “progetto comune“, rinunciando alla violenza e alle armi delle bande criminali che nulla hanno a che fare con “la coscienza patriottica”, promettendo – falsamente – denaro facile per sostenere la loro ricerca di potere.
