Se non è un terremoto quello che sta attraversando in questi mesi le università più celebri – e ambite – al mondo, poco ci manca. Le culle della leadership occidentale scricchiolano pericolosamente, tra scandali di corruzioni, richieste d’uguaglianza e condizioni politiche mutate. Il caso più clamoroso è senza dubbio quello che sta scuotendo gli Usa, dove gli scandali sulla Ivy League, la fabbrica dei presidenti, rischiano di mettere in ginocchio l’intero sistema universitario privato. Harvard, Yale, ma anche Stanford, Georgetown, Ucla, University of Southern California e l’università del Texas: atenei in cui era possibile entrare falsificando i voti d’ammissione degli studenti, le loro presunte disabilità, i loro farlocchi meriti sportivi. Magari arrivando anche a sostituire l’alunno al test d’ammissione con uno in grado di superarlo. Tutto in cambio di soldi: si conta che in tutto siano state pagate tangenti per 40 milioni di dollari, con singole bustarelle che vanno da 15 a 75 mila dollari. Cinquanta persone, fra cui l’attrice Felicity Huffman di “Desperate Housewives”, apparsa persino in tribunale riconoscendosi colpevole di avere pagato almeno 25 mila sterline per fare ammettere la figlia a Yale.
HARVARD, YALE, ENA, “OXBRIDGE”: LA CRISI DELLE UNIVERSITA’ DELL’ELITE
Ma la crisi delle scuole dell’élite non si registra soltanto negli Usa. Basti pensare alla Francia, dove Emmanuel Macron ha deciso di chiudere l’Ecole National d’Administration, più nota con l’ acronimo Ena, che ha forgiato generazione di leader transalpini: dallo stesso Macron passando per Valery Giscard d’Estaing, Jacques Chirac e Francois Hollande. Una decisione motivata da Macron con l’intenzione di ridurre le diseguaglianze, ma che dai suoi oppositori è stata tacciata di populismo. Emblematico del momento, però, è anche quello che sta accadendo in Gran Bretagna: dove college dal prestigio intatto come Oxford e Cambridge rischiano di essere penalizzati dalla politica. La Brexit, infatti, promette di far saltare 90 miliardi di euro di fondi europei destinati alla ricerca. E come se non bastasse 130mila studenti europei oltre a necessitare di un visto potrebbero decidere direttamente di fare i bagagli visto che la retta dopo l’uscita del Regno Unito dall’Ue sarà più del doppio di quella attuale. Insomma, nelle culle delle leadership di ieri e di oggi non è più così certo che dormano anche i protagonisti di domani.