Ora è possibile riscattare anche gli anni di lavoro in nero per la pensione: come funziona e quanto costa l'ultima novità del Decreto lavoro
Grazie al Decreto lavoro entrato in vigore sul finire dello scorso anno, da ora è possibile riscattare anche gli anni di lavoro in nere nel corso dei quali non sono stati versati i dovuti contributi al fine di rendere più corposo l’assegno pensionistico, regolarizzare la propria – o altrui, ma ci arriveremo – posizione fiscale e (non da meno) accorciare il tempo per andare definitivamente in pensione: la novità – introdotta dalla legge 203/2024, precisamente all’articolo 30 – è finita recentemente al centro di una circolare dell’Inps nella quale sono state dettagliate le modalità e i costi per riscattare integralmente o parzialmente gli anni di lavoro in nero.
Partendo dal principio, è bene dire e precisare che il riscatto del lavoro in nero non è realmente una novità perché già da tempo può essere richiesto dal datore o dal lavoratore (in qualità di sostituto del primo) ma limitatamente ad un periodo di 10 anni precedenti alla richiesta; mentre oggi il limite temporale viene eliminato e – in caso si vada oltre il termine di prescrizione – l’onere venere fatto ricadere interamente sulle tasche del contribuente.
Il riscatto – in entrambi i casi – passa dalla costituzione di una rendite vitalizia; ma prima di arrivarci (e soffermarci sugli ingenti costi) serve fare ancora un altro passetto indietro per precisare che l’opzione è estesa oltre al lavoratore soggetto del contratto irregolare, anche ai suoi eredi che ancora percepiscono l’assegno pensionistico.
Come funziona e quanto costa riscattare il lavoro in nero: tutto quello che c’è da sapere per lavoratori ed eredi
La richiesta del riscatto del lavoro in nero può essere presentata facilmente – già da oggi, dato che la possibilità si è aperta lo scorso 12 gennaio – tramite l’apposita pagina del portale Inps, semplicemente autenticandosi con le credenziali Spid o CIE e seguendo la procedura automatica, ma anche attraverso gli intermediari dell’Istituto o al numero verde Inps.
L’aspetto fondamentale è che durante la procedura si dovrà dimostrare con delle prove il rapporto lavorativo e la sua effettiva durata – che possono andare dalle buste paga fino alle lettere di assunzione e licenziamento, passando per delle testimonianze da parte di clienti e colleghi -; in assenza delle quali si potrà anche rendere un dichiarazione sotto giuramento.
Come anticipavamo prima, la procedura per riscattare il lavoro in nero prevede la costituzione di una rendita vitalizia ad onere del lavoratore o dell’erede che presenta la domanda: il costo (certamente non esiguo) varia in base a diversi fattori come la durata effettiva del rapporto che si vuole riscattare.
Il sistema pensionistico – tra retributivo e complementare – in uso all’epoca del rapporto, dall’aliquota in vigore in questo momento e (soprattutto) dall’ultima retribuzione del lavoratore in questione; ma seguendo i calcoli fatti da ItaliaOggi possiamo anticipare che a fronte di un’attuale retribuzione da 30mila euro un anno di riscatto dovrebbe costare circa 9mila 900 euro (dei quali 2.574 scontati per la deducibilità) che diventano 16mila 500 a fronte di una paga da 50mila euro.
