Il ministro dell’Economia Padoan ha dichiarato, in un’intervista a Il Sole 24 Ore pubblicata ieri, che “c’è un interesse del Paese a che le imprese private siano solide e facciano sistema”. La dichiarazione è contenuta in una risposta a una domanda in cui si chiedono lumi sulla possibile reazione del governo italiano alle ipotesi, tutt’altro che remote, di un ingresso di Orange, già France Telecom e con il governo francese come primo azionista, in Telecom Italia. Richiesto di un commento sulla quantità massiccia di acquisti francesi in Italia, il ministro risponde che il problema è che non c’è “ancora abbastanza Italia nel mondo”. In sostanza la simmetria non è garantita perché le imprese italiane non hanno investito all’estero come hanno fatto quelle francesi.
È una spiegazione che non può essere considerata soddisfacente per due motivi. Il primo è che a parti inverse un investimento di Telecom Italia in France Telecom Orange sarebbe più che impossibile e inconcepibile per il sistema francese che reagirebbe compatto e con “violenza”; è nello specifico lo stesso Paese che ha bombardato la Libia per danneggiare l’Italia e l’Eni. Ma non è solo la Francia, perché ogni altro Paese del primo mondo impedirebbe nei fatti, al di là delle regole, interventi uguali e contrari in settori giustamente considerati sistemici e strategici. La difesa inglese sul suo settore petrolifero è emblematica.
Il secondo punto è che la protezione di settori strategici e l’interesse del governo ad avere imprese private che facciano sistema è indipendente da qualsiasi ragionamento sulla simmetria. Anche nel caso teorico che all’Italia fosse concesso nei fatti di comprare aziende strategiche altrui si porrebbe comunque il problema di mantenere un settore privato solido e utile al sistema. Questo senza considerare l’enorme differenza che c’è tra due classi completamente diverse di investimenti esteri. In un caso ci può essere chi costruisce da zero un’impresa o una metropolitana migliorando con investimenti esteri il sistema economico, nell’altro si comprano imprese già operanti, magari già leader di mercato, impedendo qualsiasi strategia autonoma. In questo secondo caso i sospetti sono inevitabili.
Prendiamo il caso di Parmalat, acquisita da una società francese con gli impatti che si sono visti in questi anni sulla filiera agricola italiana. Non si può fare finta che la “bandiera” non conti. Prendiamo il caso dell’investimento di Heidelberg Cement in Italcementi che non ha aggiunto un euro di capitale fisso ma ha determinato centinaia di licenziamenti. Questo ragionamento è ancora più valido quando considerazioni economiche si intrecciando con questioni di indipendenza politica come nel caso di telecomunicazioni, televisioni, indipendenza energetica o difesa.
L’interesse del Paese a che le imprese facciano sistema di cui lo stesso Padoan si fa portavoce non può rimanere una teoria o un pio desiderio. Questo interesse si costruisce e si difende nel corso degli anni anche impedendo interventi che sono chiaramente e direttamente contro l’interesse del sistema esattamente come si fa in tutta Europa. È un interesse che si difende preventivamente mettendo sul mercato imprese che abbiano un assetto che le consenta di perseguire le proprie strategie di crescita autonomamente, senza dover essere costrette a passare per fasi speculative traumatiche. Esprimere l’intenzione a difendere il sistema è utile solo nella misura in cui poi si passa a interventi concreti.