Catania-Juventus/ Tutto in sette giorni: buona la prima

- Charles Monti

Charles Monti analizza la vittoria della Juventus allo stadio Angelo Massimino di Catania, nella ventinovesima giornata del campionato di Serie A 2013-2014. A segno Tevez

tevez_tatuaggio Carlos Tevez (Infophoto)

Con la vittoria al Cibali la Juve fa ingresso nella settimana decisiva della stagione con il piede giusto. Dopo il successo della Roma contro il Chievo, era necessario che i ragazzi di Conte, giocando con l’ultima in classifica, mantenessero inalterati i punti di vantaggio, alla vigilia di due sfide delicate: mercoledì allo Juventus Stadium contro il Parma (forse al momento la squadra più in forma del campionato) e domenica sera al san Paolo contro il Napoli. Due scogli, superati i quali la Juve potrà comunque concentrare le energie migliori per avanzare anche in Europa League, visto che il calendario poi presenterà partite almeno sulla carta più abbordabili e molti infortunati potranno rientrare nei ranghi, permettendo così a Conte un turnover più agevole e proficuo.

Contro il Catania è stata una partita solo a tratti problematica. La squadra di Maran ha cercato di mettere il confronto sul piano dell’agonismo e della corsa, confidando forse eccessivamente su una presunta stanchezza dei bianconeri, impegnati ormai ogni tre giorni tra campionato ed Europa League. La vittoriosa trasferta a Firenze non ha invece lasciato scorie nei giocatori scesi in campo, corroborati anche dagli innesti freschi (Isla, Padoin, Storari e Osvaldo) decisi da Conte.

La Juve, pur senza mai forzare il ritmo, ha controllato la partita, ha creato diverse occasioni da gol, non limpidissime, ma chiare: tre volte con Osvaldo solo davanti al portiere, una con Tevez e una con Lichtsteiner. Tutte occasioni non sfruttate per leggerezza o scarsa mira. Il Catania invece non ha procurato alcun pericolo, anche perché – nonostante le assenze di giocatori chiave – la compattezza e la superiorità tecnica dell’undici bianconero non è mai stata in discussione.

La difesa, per esempio, ha trovato in Caceres un baluardo quasi invalicabile: giocando con maggiore continuità l’uruguagio sembra aver lasciato alle spalle amnesie e cali di concentrazione che ne avevano caratterizzato precedenti prestazioni. Premesso che Storari non è praticamente mai stato impegnato, va sottolineata la prova senza sbavature di Bonucci, che ha ripreso le redini del reparto difensivo e ha orchestrato, in coppia con Pirlo, anche la fase di impostazione e di rilancio. Quanto a Chiellini, deve imparare a frenare un’eccessiva esuberanza atletica, che talvolta lo porta a compiere gesti scomposti, ma sta di fatto che oggi è un difensore difficilmente scavalcabile sia da attaccanti di grossa stazza che da peperini agili e veloci: giocando d’anticipo o imponendo la forza del tackle o del colpo di testa perentorio il Chiello spezza sul nascere ogni velleità offensiva dell’avversario di turno. Il centrocampo ha certo risentito della scarsa…

…vena di Vidal (che avrebbe bisogno di un po’ di riposo) e delle assenze di Pogba e Marchisio, in compenso Pirlo non ha sofferto troppo la marcatura di Barrientos e ha potuto contare sull’apporto fisico (anche se non sempre lucido) di tre cursori come Lichtsteiner, Isla e Padoin.

Infine, l’attacco. Non è stato pirotecnico né martellante, ma Tevez crea sempre scompiglio e sa difendere la palla come pochi. Un po’ svagato e indisponente invece è sembrato Osvaldo: in queste partite, se davvero vuole conquistare la fiducia di Prandelli e meritarsi la convocazione per Brasile 2014, deve dimostrare una maggiore maturità e concretezza sotto rete.







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