La Cassazione ritiene illecito non permettere all'ex di vedere i figli dopo una separazione, specialmente a fronte della definizione, di fronte ad un giudice, di incontri programmati

La Corte di Cassazione penale, riunita nella sua seconda sezione, con la sentenza 47882 del 30 novembre, ha definito illecito non permettere all’ex di vedere i figli dopo la separazione. Il reato che si configura secondo la Corte è quello di “mancata esecuzione dolosa” di un provvedimento sancito dal giudice in comune accordo con entrambe le parti, in sede di separazione consensuale. Insomma, secondo la Cassazione non vi sarebbero scuse o giustificazioni che tengono (neppure quelle presentate dalla difesa in merito al caso specifico), perché a fronte di un provvedimento accettato e firmato da un giudice, è illecito non permettere all’ex di vedere i figli dopo la separazione.



Cassazione: “Illecito non far vedere i figli all’ex”

La Cassazione, con la sentenza sull’illecito che costituisce non far vedere i figli all’ex, si è trovata a deliberare su un ricorso presentato da un uomo nei confronti della ex moglie. L’oggetto del battibecco erano proprio le visite concordate con il giudice tra padre e figlio, che sono state negate dalla madre per ben quattro mesi consecutivi in modo, secondo la Corte, sistematico. La durata della condotta illecita, peraltro, secondo i giudici escluderebbe la tenuità del fatto, dati i perpetrati danni a carico dell’ex marito.



Non solo la madre non avrebbe concesso all’ex marito di vedere i figli, ma l’avrebbe anche fatto in modo continuativo. Prima della sentenza della Cassazione, la donna era già stata assolta nei due precedenti gradi di giudizio, nel primo caso per via della presunta impunibilità a fronte dell’articolo 131 bis del Codice Penale, la seconda per insussistenza del reato. Secondo l’accusa, inoltre, la donna non avrebbe permesso all’ex di vedere i figli per privilegiare il rapporto con il nuovo compagno a discapito di quello con il padre biologico. La donna è stata condannata dalla Cassazione al pagamento di una multa pari a 300 euro, oltre al pagamento delle spese processuali, che ammontano a 3mila euro.

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