Con il ritiro del ricorso del governo sulla legge regionale sull’istruzione e con l’intesa tra Ministero dell’Istruzione e Regione Lombardia si avvia la sperimentazione forse l’unica vera riforma della scuola degli ultimi anni con l’introduzione del diploma di IV° anno e della possibilità per l’Istruzione e Formazione Professionale (nazionale e regionale) di accedere, con un V° anno, all’Università.
Era stata la cosiddetta “Legge Moratti” a introdurre il “secondo canale” che, come in gran parte dell’Europa già accade, voleva integrare e completare l’offerta formativa italiana ormai appiattita sul modello liceale quinquennale. Un’alternativa per permettere, a chi mostra una potenzialità maggiore sul versante delle competenze “operative”, di non venire escluso da un percorso scolastico che chiede invece di uniformarsi al metodo che pone la teoria come pre-condizione per l’affronto di ogni materia comprese quelle a carattere tecnico o professionale.
In questi anni la Regione Lombardia ha dato corpo a questa intuizione fornendo gli strumenti perchè dalla società potessero nascere e svilupparsi tentativi per rispondere efficacemente alle decine di migliaia di famiglie che non trovano più nella “scuola unica” un luogo idoneo per i propri figli.
Sono stati avviati i percorsi triennali e poi la sperimentazione dei IV anno, infine si è introdotto lo strumento della “dote” che porta i finanziamenti dalle scuole direttamente alle famiglie per segnare concretamente la volontà di favorire e sostenere la libera scelta dei genitori.
La Legge 19/2007 della Regione Lombardia, in controtendenza rispetto ai tentativi di “riforme cacciavite”, ha posto la base perché questo tentativo potesse essere completo confermando la pari dignità dei diversi percorsi scolastici con il raggiungimento, attraverso strade diverse, degli stessi obiettivi fino alla possibilità dell’accesso universitario senza dover transitare, per il solo quinto anno, in una scuola media superiore.
Così i Centri di Formazione Professionali (CFP), attraverso il sistema di accreditamento regionale, sono passati in pochi anni dall’essere “parcheggio sociale” per i più deboli a luoghi dove il “successo formativo” non era uno slogan, ma la sorprendente realtà dei fatti. Attraverso una piena autonomia e la personalizzazione dei percorsi i ragazzi e le famiglie si sono potute finalmente “riconciliare” con la scuola e raggiungere obiettivi a cui spesso avevano prematuramente rinunciato.
Un percorso a dire il vero non semplice, che ha visto l’opposizione del governo centrale (da cui il ricorso ora ritirato) al punto che l’ultimo tassello, il V° anno, non si era mai potuto realizzare per la mancanza di un accordo specifico tra Stato e Regione.
L’intesa raggiunta lunedì 16 marzo mette ora invece in condizione le scuole e i CFP di realizzare l’intero percorso permettendo a chi ha raggiunto tutti gli obiettivi anche la frequenza di un V° anno e sostenere un esame di Stato per l’accesso all’Università.
E’ una piccola-grande rivoluzione che conferma che il lavoro, per l’Istruzione e Formazione Professionale, non è solo un traguardo concreto dopo i tre anni di qualifica, ma anche un’efficace strumento didattico per tanti giovani che possono così riscoprire appieno le proprie capacità e trovare nuove motivazioni.
L’intesa non sancisce la fine, ma l’inizio di un lavoro che ci auguriamo veda coinvolti i CFP ma anche tanti Istituti Professionali e Istituti Tecnici nell’affascinante compito educativo rivolto ai ragazzi che trovano, nei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale, una concreta e positiva possibilità di realizzazione.
Diego Sempio
Direttore CFP Canossa di Lodi