E’ iniziato nelle scorse ore il processo d’impeachment che vede coinvolto il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Presso il Senato americano si è tenuta la prima udienza nei confronti del tycoon, il terzo presidente Usa della storia a subire lo stato d’accusa. Dopo che la richiesta è passata alla Camera, a maggioranza Democratica, il tutto si è spostato nelle aule del Senato, dove però la storia sarà completamente diversa, tenendo conto che i Repubblicani hanno la maggioranza. In molti sono infatti quelli convinti che alla fine il tutto finirà in una bolla di sapone, a meno di clamorosi colpi di scena che per ora non sembrerebbe essere previsti. La cosa certa è che i Rep puntano ad un processo molto rapido al Senato, come più volte auspicato anche dallo stesso commander-in-chief, e possibilmente senza nuovi testimoni ne tanto meno documenti. Vanno lette in tale ottica le prime mosse di ieri, con la bocciatura di far testimoniare Mick Mulvaney, capo dello staff della Casa Bianca, come invece espressamente richiesto dai rivali Dem.
IMPEACHMENT A TRUMP, IL PROCESSO AL SENATO: BOCCIATA OGNI MOZIONE DEI DEM
I repubblicani hanno bocciato la richiesta effettuata dai democratici di introdurre nuove prove, e la mozione proposta da Chuck Schumer è stata bocciata da 53 senatori del Grand Old Party, contro i 47 invece a favore (servivano almeno 51 voti affinché la mozione passasse). In seguito la maggioranza ha bocciato altri due emendamenti per l’acquisizione di nuovi documenti del Dipartimento di stato e dell’ufficio del bilancio della Casa Bianca, riguardanti la decisione di congelare gli aiuti militari degli Stati Uniti nei confronti dell’Ucraina. Proprio Mulvaney, durante il mese di ottobre scorso, aveva spiegato che Donald Trump aveva deciso di bloccare gli aiuti all’Ucraina di modo da fare pressione su Kiev. Secondo l’accusa, tale mossa sarebbe da ricollegare alla decisione di avviare un’indagine nei confronti di Joe Biden, nonché del figlio Hunter e dei democratici. In seguito Mulvaney, come ricorda l’edizione online di RaiNews, ritrattò le sue dichiarazioni. Insomma, il clima del processo è molto chiaro: senza i numeri i Repubblicani rischiano di sbattere contro un muro di cemento armato.